L'Editoriale

Un febbraio di tristi bilanci a tre anni dall'inizio della pandemia, ad un anno dall'inizio della guerra e alle prese con un post terremoto in Turchia e Siria che non arresta l'ascesa del numero delle vittime

L’Unione europea, nella persona della commissaria per i diritti umani Dunija Mijatovci, ha scritto una lettera all’Italia, indirizzata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. A muoverla le ultime decisioni riguardo i migranti: fatti sbarcare dopo giorni di navigazione in porti del centro nord della penisola. 

Il festival si incastona quest’anno tra due giornate che ricordano gli orrori di cui gli uomini sono stati capaci: quella della memoria il 27 gennaio e quella del ricordo il 10 febbraio. Se le parole contano, se le testimonianze servono, se l’affetto che molti nutrono per la senatrice Segre è vero, allora dimostriamo di aver compreso: non macchiamoci di indifferenza. 

Il papa torna per la quinta volta in Africa: dal 31 gennaio al 5 febbraio visita infatti la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. Terre di guerre continue e popolazioni sfollate e affamate. 

Dall’altra parte dell’oceano è accaduto per la seconda volta: l’assalto al governo da parte di chi, a urne chiuse, non riconosce e non crede al risultato delle elezioni. Ora, se è pur vero che la lettura dell’attualità come figlia del complotto è una specialità di questi nostri giorni (per restare fuori dal contesto politico si pensi alla questione pandemia e/o vaccini), è altrettanto vero che simili episodi non possono non preoccupare.

Le immagini delle esequie di Joseph Ratzinger hanno avuto il pregio di riassumere in un unico colpo d’occhio tutta la sua parabola di vita. I confini sono stati gli stessi di piazza san Pietro che, nei giorni ancora immersi nelle festività natalizie, si apriva con il presepe di Sutrio coronato dal Bambino deposto nella mangiatoia e si chiudeva sul lato opposto con la grandiosa facciata della Basilica adornata, per il rito funebre, dal grande drappo con l’immagine del Risorto. E proprio lì, tra il Bambino e il Risorto, ma ad un passo da quest’ultimo, il feretro con le spoglie mortali del papa emerito Benedetto XVI, all’ultimo atto della sua presenza in questa vita tra noi.

Nel mondo c’è carestia di pace: lo ha ribadito anche a Natale papa Francesco, che dal 24 febbraio 2022 - giorno dell’inizio della invasione russa dell’Ucraina – ripete incessantemente i sui appelli, intensi e veri tanto quanto il bisogno che ne ha il mondo. Il primo gennaio 2023, Giornata della pace, le sue parole risuonano ancor più sentite e urgenti, ora che le immagini della guerra e dei suoi strazianti esiti anche sui civili inermi sono, ad ogni tg, sotto gli occhi di tutti.

Il conflitto in Ucraina, così vicino a noi e con conseguenze psicologiche, sociali ed economiche disastrose per tutto il mondo, ha ridestato in noi il desiderio e la necessità di rimettere al centro dei nostri pensieri e delle nostre azioni la pace, che potrà nascere solo se saremo capaci di vere e autentiche relazioni tra di noi.

Non so quante volte sia accaduto nella storia che un papa piangesse in pubblico, davanti alla folla... Non una lacrima furtiva scesa a tradire un’emozione, ma singhiozzi incontenibili a confessare un’impotenza. E’ quanto è successo l’8 dicembre a Francesco nel suo omaggio all’Immacolata. Ci affidiamo alla speranza del papa, certi della sua preghiera, un po’ smarriti per le sue lacrime: abbiamo bisogno della sua saldezza. 

L’Ucraina conta sull’aiuto dell’Occidente, la Russia su quello dell’inverno. Sostiene il suo alleato di sempre e ne moltiplica i devastanti effetti, distruggendo sistematicamente i centri di produzione energetica ucraini.

Non è la prima volta che conta su questo “generale”: da Napoleone ad Hitler chi la sfidò con un’invasione si trovò perdente, in ritirata e con migliaia di morti tra i soldati. Oggi però la situazione è del tutto diversa.

Da qualche settimana Maria Raspatelli è la migliore prof del mondo: si è infatti aggiudicata a Nuova Delhi (India) l’edizione 2022 del Global Teacher Award, il riconoscimento che premia ogni anno i docenti più creativi e innovativi tra 110 paesi del mondo. La notizia ci piace tanto e per più ragioni.

"La vita deve esser custodita anche grazie a infrastrutture adeguate che permettano a quanti vi transitano di poterlo fare in sicurezza. Da parte delle istituzioni e degli enti preposti, pertanto, deve essere fatto tutto il possibile perché la sicurezza delle nostre autostrade e delle nostre strade sia garantita da infrastrutture adeguate"

Mentre non si nega lo stupore per l’assenza della guerra dall’ordine del giorno dei grandi della terra, un’ombra vela l’attesa della discussione: come reagirà la Russia, che è uno dei paesi che partecipano al G20? E cosa potrà dire la nazione che di combustibili fossili non solo vive ma va ricattando una parte del mondo, minacciando - oltre che il ricorso al nucleare e il blocco del grano – anche di chiudere i rubinetti del gas?

C’è un continuo crescendo nell’escalation della guerra e delle minacce nucleari russe al mondo e c’è un innegabile crescendo anche nelle manifestazioni di pace: almeno in Italia, almeno nelle ultime due settimane.

Arriva nelle case e nelle parrocchie da oltre cent’anni questo nostro amato “Il Popolo”, ogni settimana da un secolo porta nelle famiglie il racconto di quanto è accaduto, l’annuncio di quello che sarà. Domenica 30 ottobre è la sua Giornata: continuiamo a sostenerlo per non interrompere questa cronaca lunga un secolo

Talvolta pare che la storia si prenda gioco di noi. E vedere la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al lager, presiedere la seduta inaugurale del Senato per l’elezione del suo presidente - espressione di una nascente XIX legislatura vinta da una destra tornata prima forza della nazione dopo il ventennio fascista - è stato un vero cortocircuito. L’ha sentita la Segre stessa quella “vertigine”

In Iran le donne per un capello fuori posto rischiano non solo la rieducazione e il carcere ma anche la morte: la cronaca purtroppo lo ha di recente confermato più volte a partire da quanto accaduto a  Mahsa Amini, 22 anni, arrestata per colpa di una ciocca ribelle e morta dopo tre giorni di coma a seguito della "rieducazione"

Di fronte a novità tanto scomode e indesiderate (pandemia, guerra, recessione) le persone non hanno che un naturale desiderio: tornare a vivere come prima. I politici dovrebbero con chiarezza rispondere che questo non è possibile. Però chi li voterebbe poi?

C’è regno e regno e le due donne, esempi di fedeltà, hanno dedicato la loro esistenza a chi si erano votate: un regno terreno di popoli e genti la Regina; un regno divino da abbracciare negli ultimi suor Maria. Un regno che, con la morte, la prima ha perduto, la seconda raggiunto.

Non possiamo però limitarci solo a parlare di soldi e di nuove evenienze. Quando si inizia un nuovo anno scolastico siamo chiamati a riflettere sul significato cosa significhi di educare

La beatificazione di Albino Luciani - Giovanni Paolo I costituisce, nel contesto dell’attuale Cammino sinodale, un evento che unisce ancor più le Chiese della Regione Ecclesiastica del Triveneto di cui il patriarca Luciani fu presidente per otto anni fino all’elezione papale.

Era giusto ferragosto di un anno fa: i talebani entravano a Kabul dopo vent'anni di guerra. Avevano promesso che i diritti acquisiti negli ultimi venti anni dalle donne e bambine non sarebbero stati toccati. amnesty International denuncia invece la loro "morte al rallentatore": niente scuola, lavoro, niente uscire di casa senza un uomo che le sorvegli. E in tv le giornaliste sono coperte anche testa e mani

La definizione gli calza a pennello: è una situazione minacciosa, è qualcosa che quasi tutti stanno cercando di dimenticare o di ignorare, tuttavia si ripresenta, volenti o nolenti, costantemente. Il covid è proprio come il convitato di pietra: presenza che dal 2020 non riusciamo a togliere dalle nostre vite ma che talvolta qualcuno prova a cancellare almeno dai pensieri.

Come è andata lo sappiamo, come andrà nessuno può azzardarlo ora, sulla soglia di un agosto rovente e non più solo per il solleone. Quando si sono mostrate le prime avvisaglie di una crisi dai più giudicata inspiegabile era sembrato strano un ammutinamento in piena tempesta: inflazione, guerra, crisi energetica, siccità, incendi sono ondate che sconquassano e richiedono mano salda. Prima regola del mare: portare in salvo la nave (fuor di metafora l’Italia) e con essa i marinai (gli italiani)

Impossibile procedere: l’astuzia dello stato egiziano, facendo leva sul garantismo della giustizia italiana, tiene fuori dal tribunale i quattro sospettati del sequestro, delle torture e dell’omicidio del ricercatore friulano scomparso e trovato poi brutalmente ucciso a Il Cairo nel gennaio-febbraio 2016. Un paradosso bello e buono, una beffa per la famiglia e per l’Italia, eppure così è secondo giustizia.

Vladimir Putin: le azioni di guerra, le dichiarazioni sprezzanti, il mito degli zar

Quando una cosa è certa e assodata siano soliti dire che non ci piove. Ebbene, oltre ogni dubbio, non ci pioverà: è siccità conclamata. Di colpo si è fatta lampante la gravità della situazione: non si tratta di convivere con un’ondata di caldo, si tratta piuttosto di prendere atto di un quadro globale, nazionale e sovranazionale, di vera criticità e delle sue conseguenze.

Quanta tenerezza negli sguardi di giovani coppie, quanto entusiasmo nel legare bene questi lucchetti all’inferriata del ponte! Ti allontani qualche passo e le notizie di qualche giorno fa ti attraversano la mente come “un coltello”, perché dicevano “accoltella la moglie” (notizie che giungono dal nostro territorio: Fossalta di Portogruaro e Codroipo). Così ti torna in mente la speaker del TG che annuncia “42 femminicidi dall’inizio dell’anno”.

Chiuso un altro anno scolastico cosa ne resta? Bastano due polemiche su rendimento e centimetri di vestiti e una sigla, la Dad, a racchiudere il mai abbastanza raccontato mondo della scuola? Crediamo di no e cominciamo a raccogliere le eccellenze che i giovani sanno dimostrare di avere

Due notizie sono giunte quasi insieme e pare che una serva a ribadire la gravità dell’altra: il rapimento e la russificazione di migliaia di bambini ucraini da parte dei russi e la morte di Boris Pahor, il triestino di lingua slovena sopravvissuto ai lager, spentosi a 108 anni. Sono accomunate dalla violenza della guerra ma anche da quella di voler sopprimere la lingua madre.