L'Editoriale
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Foto ricordo dei mali del pianeta

Si torna sempre dalle ferie o da un week end con le foto dei panorami più belli sul cellulare, ma anche i panorami possono essere fraintesi: lo dicono più studi che hanno verificato come cambiano i colori del mondo col progredire dell’inquinamento e del surriscaldamento del pianeta provocati dalle attività umane. Un bel blu zaffiro o un verde smeraldo possono essere ingannevoli e non indicare una natura incontaminata; al contrario, bisogna leggervi lo zampino dell’uomo.

Parole chiave: Creato (4), Inquinamento (2), Cambiamento climatico (7)
Foto ricordo dei mali del pianeta

Si torna sempre dalle ferie o da un week end con le foto dei panorami più belli sul cellulare, ma anche i panorami possono essere fraintesi: lo dicono più studi che hanno verificato come cambiano i colori del mondo col progredire dell’inquinamento e del surriscaldamento del pianeta provocati dalle attività umane. Un bel blu zaffiro o un verde smeraldo possono essere ingannevoli e non indicare una natura incontaminata; al contrario, bisogna leggervi lo zampino dell’uomo in almeno due modi.

Da una parte, là dove l’uomo vive – come cantava Celentano nel ’66 – cambia il verde in grigio. Vista dall’alto, la parte più abitata della terra ha sostituito i verdi di prati e boschi con una miriade di grigi: grigio palazzi, grigio asfalto, grigio capannoni, piazzali, rotonde.

Dall’altra - e non è meno rassicurante - le responsabili dell’alterazione della tavolozza che madre natura aveva predisposto sono le attività dell’uomo, che lasciano residui sulla terra, nel mare, nell’aria.

Uno dei fenomeni registrati (studio dei ricercatori del Massachusetts of Tecnology del febbraio 2019) rivela che gli oceani vanno diventando sempre più blu intenso. Il fenomeno si deve al riscaldamento globale: il colore che cambia testimonia l’alterazione degli ecosistemi marini a partire dal fitoplancton, essenziale per la vita degli oceani col suo essere alla base della catena alimentare di molti esseri viventi (dai molluschi ai delfini). L’elevata temperatura delle acque del mare – che a loro volta assorbono grandi quantità di calore della terra - modifica le correnti marine ed altera il tempo di crescita del fitoplacton: le specie che si adattano alle acque calde cominciano a crescere più rapidamente di altre, che prediligono le acque fredde. In base a questo adattamento cambia pure il colore dell’acqua: più verde (per la presenza della clorofilla) dove cresce di più il fitoplancton, più blu dove questo viene a scarseggiare. Quanto scarseggia manca il cibo per alcune specie marine e, col tempo, allungando lo sguardo a tutta la catena alimentare fino a noi, i mari più blu si vanno facendo via via anche meno pescosi.

Altre specie testimoniano il cambiamento in atto: la Grande barriera corallina (344mila km quadrati nell’oceano Pacifico) sta diventando sempre più bianca. Lo ha denunciato l’autorità (Great Barrier Reef Marine Park Authority) che sorveglia la salute di questo immenso parco naturale costituito da quasi tremila barriere coralline note come “cattedrali dell’oceano”: nella calda estate 2022 il 91% delle barriere monitorate si stavano sbiancando. E’ il quarto fenomeno di sbiancamento dal 2016 a oggi: il corallo sbianca perché espelle dalle sue strutture le zooxantelle, alghe unicellulari con cui vive in simbiosi, responsabili del colore rosso aranciato. Non è solo una questione cromatica: senza queste alghe che gli forniscono il nutrimento il corallo smette di crescere e muore. Lo studio ha pure verificato che la creazione di nuovi coralli in alcuni punti è scesa dell’89% e il rischio temuto è la progressiva estinzione.

Senza andare così lontano, anche il Mediterraneo soffre: secondo gli esperti dell’Enea, data la ridotta dimensione e la minor presenza di forti correnti rispetto ai mari aperti, la temperatura dell’acqua nel “mare nostrum” si surriscalda a una velocità maggiore del 20%. Ne pagano le conseguenze gli animali marini, una preziosità che nel solo Mediterraneo tocca le 17mila specie. Anche per il nostro mare il colore parla: a luglio 2023, in un’estate che al sud è stata africana, il mare a Napoli è diventato di un verde intenso a causa dell’alta temperatura dell’acqua (quasi 30°). Questo ha creato l’habitat per un’abnorme proliferazione di un tipo di alga: la presenza elevata dell’alga e della clorofilla ha colorato l’acqua di verde.

Più bianchi i coralli ma meno bianchi i ghiacciai: anche sul fronte montano non si trova infatti consolazione. L’ultimo rapporto presentato dalla Organizzazione metereologica mondiale alla vigilia della Giornata della Terra 2023, lo scorso aprile, ha dichiarato che la partita è persa: “Il ghiaccio marino antartico ha raggiunto il livello più basso mai registrato e lo scioglimento di alcuni ghiacciai europei ha superato i livelli record”. Del resto, nel torrido agosto che ci lasciamo alle spalle, lo zero termico è salito fino ai 5mila metri anche sulle nostre montagne. Tra il 2000 e il 2014 i ghiacciai alpini hanno perso 22 chilometri cubi di ghiaccio: l’equivalente di uno strato di ghiaccio di oltre mezzo metro grande quanto la Svizzera

Anche il colore della neve è indicativo del cambiamento: sempre meno bianco immacolato, sempre più sfumato di beige o rosato. E questo è un fenomeno che abbiamo sperimentato anche a casa, quando dopo la pioggia troviamo auto e lastricati color sabbia o rossastri. Sono le polveri del Sahara, che oltre a sporcare vetri di casa e cristalli delle macchine, sono responsabili, quando arrivano su aree coperte da neve e ghiaccio, di farle sciogliere più rapidamente per una diversa rifrazione della luce.

Il pianeta cambia dunque colore: come una fronte arrossata indica una febbre crescente, così la terra mostra dove la abbiamo ferita. Ricordiamolo in questa Giornata dedicata alla cura del Creato (domenica 3 settembre). E, alla luce di quanto dimostrato dagli scienziati, il mare zaffiro si faccia anche promemoria di quanto abbiamo depredato l’ambiente.

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