Basket, Pordenone merita palcoscenici prestigiosi
Intervista a Davide Bozzetto, lo zoppolano giocherà a Chiusi, un'altra stagione in serie A2
Ne ha fatta di strada dagli inizi con la PoliSigma Zoppola e la vittoria della Serie C con Pordenone, che gli ha permesso di iniziare una carriera importante che l’ha portato a vestire maglie prestigiose. Davide Bozzetto, centro di 208 centimetri classe 1989, originario di Castions di Zoppola, la prossima stagione giocherà con Chiusi in A2: mentre ricarica le pile in vista dell’inizio della preparazione, si racconta e analizza il momento del movimento pordenonese, non escludendo di chiudere la carriera in Friuli.
Nella prossima stagione giocherai a Chiusi: che obiettivi ha la squadra?
Il club è relativamente giovane, è partito qualche anno fa dalle minors e collabora con la Reyer Venezia di Serie A. Nella scorsa stagione, da neopromossa in A2, ha raggiunto la semifinale playoff: un grande risultato. L’obiettivo è qualificarsi di nuovo alla post season, difficile dire se riusciremo a bissare la semifinale. Chiusi è una società con le fondamenta stabili e ben organizzata, la sinergia con Venezia è una garanzia. Superati i 30 anni, con una famiglia, ho scelto una piazza dove sono sicuro che starò bene, a mezzora da casa dei miei suoceri e a un’ora e mezza da Roma. E’ la base perfetta per me e la mia famiglia.
E a livello personale cosa ti auguri?
L’obiettivo è confermarmi, cercando di fare sempre meglio. La prossima sarà la mia sesta stagione in A2, l’anno scorso a Latina abbiamo vissuto un campionato altalenante, tanto la squadra quanto a livello individuale.
Quale momento della tua carriera ricordi con più piacere?
Ce ne sono tanti. Ne scelgo uno che è stato lo spartiacque: la vittoria della Serie C con Pordenonese. Ero giovane, è stato un trampolino di lancio. Ricordo quella stagione sempre con piacere.
Trieste in Serie A, Udine e Cividale in A2: cosa manca a Pordenone per calcare un palcoscenico prestigioso?
A Pordenone in realtà c’è tanta voglia di pallacanestro, e lo dimostrano le 2mila persone al palazzetto per la finale di C Silver. C’è passione, manca la sostanza: siamo tutti bravi a dire che vogliamo il basket in città, ma il presidente del Sistema, il mio carissimo amico Davide Gonzo, fa sempre fatica a essere sostenuto. L’amore non manca, la struttura si sta formando, Gonzo è riuscito a creare le fondamenta: manca la miccia che accenda il fuoco. Pesa anche l’assenza di una grande azienda che investa nel basket. Tutto, però, è pronto: la Serie B per una piazza come Pordenone sarebbe il minimo.
E il movimento di base, nel pordenonese, come sta?
E’ tanto che sono via, ma so che il movimento di base c’è: di talenti continuano a uscirne, manca una strada comune in provincia. Quando giocavo nelle giovanili, il territorio spingeva verso un punto comune affinché i migliori talenti potessero essere allenati dai tecnici migliori. Questa è la cosa che manca di più: una linea comune che possa aiutare i ragazzi a crescere.
Pensi di chiudere il tuo percorso sportivo in Friuli?
L’idea è quella di tornare, mi farebbe piacere riabbracciare persone care, vestire i colori di una città che è sempre casa mia. Di mezzo ci sono tanti fattori, è difficile dirlo in questo momento. La nostalgia di casa, comunque, si comincia a sentire.
Una svolta messo di giocare rimarrai nel basket?
Sono laureato in economia e gestione delle imprese, il mio futuro lo vedo dislegato dalla pallacanestro. C’è chi, una volta smesso di giocare, non vede l’ora di rimanere in palestra a fare altro, io mi sono aperto un’altra strada. Di una cosa, però, sono felice.
Quale?
La pallacanestro in regione sta riesplodendo: spero che sia così anche a Pordenone.
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