La Parola del Papa

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apa Francesco ha visitato per la prima volta l'Oceania chiedendo “pace per le nazioni e per tutto il creato”. L’incontro con i fedeli di Vanimo e con i bambini di strada e disabili. Ai missionari la richiesta di essere “vicini alle periferie”. Ai giovani: “nella vita l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduto" (foto Vatican Media / Sir)

Papa Francesco ha concluso la prima tappa del suo viaggio in Asia e Oceania esortando gli abitanti dell'Indonesia ad essere "seminatori di pace e di speranza" e a "fare chiasso".  L'incontro interreligioso nella più grande moschea asiatica e la firma della Dichiarazione congiunta di Istiqlal, per “sconfiggere la cultura della violenza e dell’indifferenza che affligge il nostro mondo” (foto Vatican/Media Sir)

Ancora una volta rivolgo con preoccupazione il mio pensiero al conflitto in Palestina e Israele, che rischia di allargarsi ad altre città palestinesi. Faccio appello affinché non si fermino i negoziati e si cessi subito il fuoco, si rilascino gli ostaggi, si soccorra la popolazione a Gaza, dove si stanno anche diffondendo tante malattie, inclusa la poliomielite. Sia pace in Terra Santa, sia pace in Gerusalemme! La Città Santa sia luogo d’incontro dove i cristiani, gli ebrei e i musulmani si sentano rispettati e accolti, e nessuno metta in discussione lo Status Quo nei rispettivi Luoghi Santi.

E' il viaggio più lungo per Francesco: 11 giorni in giro per l'Asia, toccherà la quota di 65 Paesi visitati. Nel 45° viaggio apostolico sono in programma 16 discorsi, 4 in Indonesia, 5 in Papua Nuova Guinea, 4 a Timor Lest e 3 in Singapore, che verranno pronunciati tutti in italiano, tranne quelli a Timor Est che saranno in spagnolo.

L'appello pe rla la fine della guerra in Ucraina ma anche in Palestina, in Israele, in Myanmar e in ogni altra regione: "I popoli chiedono pace! Preghiamo perché il Signore ci dia, a tutti, la pace"

Continuiamo a pregare perché strade di pace si possano aprire in Medio Oriente – Palestina, Israele –, come pure nella martoriata Ucraina, in Myanmar e in ogni zona di guerra, con l’impegno del dialogo e del negoziato e astenendosi da azioni e reazioni violente.

Cari fratelli e sorelle! a Maria Regina della pace, che contempliamo oggi nella gloria del Paradiso, vorrei affidare ancora una volta le ansie e i dolori delle popolazioni che in tante parti del mondo soffrono a causa di tensioni sociali e guerre. Penso in particolare alla martoriata Ucraina, al Medio Oriente, Palestina, Israele, al Sudan e al Myanmar. Ottenga la nostra Madre celeste per tutti consolazione e un futuro di serenità e di concordia!