L’uomo messo in proprio
Rispetto alla religione! Il cittadino post moderno ritiene di poter edificare la propria esistenza senza la religione.
Non sembri così strano questo titolo.
"Europa, ripeto a te che sei all’inizio del terzo millennio: ritorna te stessa, sii te stessa, riscopri le tue origini, ravviva le tue radici" (San Giovanni Paolo II).
L’affermazione si rivolge ai singoli come alle istituzioni.
Nell’ultima parte del secolo ventesimo, l’uomo europeo, il cittadino italiano, si è "messo in proprio". Rispetto a che cosa? Rispetto alla religione! Il cittadino post moderno ritiene di poter edificare la propria esistenza senza la religione.
O meglio, per capirci di più, per darsi dei valori questi cittadini della nostra civiltà europea non si rivolgono se non in minima parte al cristianesimo.
Infatti, vivono e compiono le loro scelte non contro la religione, ma come se Dio non esistesse (etsi Deus non daretur).
La loro vita è improntata ad un forte e tranquillo secolarismo.
Sono convinti di potersi arrangiare da soli e costruirsi di volta in volta un quadro di finalità che non hanno bisogno di essere confrontate con la religione, nuotando nel magma delle ideologie liquide. Lo dimostra l’aumento di coloro che negano il battesimo ai loro bambini fin dalla nascita, in nome di una falsa libertà che lo stesso bambino dovrebbe esercitare da adulto.
Queste persone hanno diverse concezioni che vanno dall’ateismo sino al conglomerato di superstizioni, oppure si legano a forme affettive spirituali, accettate come presunte apparizioni, presunti miracoli di un santo.
Non sono anticlericali, non negano normalmente la religione, semplicemente per loro non è fondamentale, non è importante criterio di giudizio e di valutazione della propria esistenza, dunque vivono come se il cristianesimo, che è stato nerbo della nostra civiltà, fosse finito.
Il mondo attorno a noi oggi funziona non in rapporto al divino e alla religione, ma grazie alla nostra organizzazione umana, ai nostri sistemi e apparati, alla scienza e alla tecnica.
Un’altra conferma viene dalla caduta fortissima e numerosissima dei matrimoni celebrati religiosamente. E allora ecco che non si sposano né in Chiesa e neppure in municipio. Quest’ ultimo fenomeno rivela come le persone non raramente si accontentano di riferimenti concettuali e di valori contrapposti, superficialmente confessati.
Tante le domande che si potrebbero porre: che bisogno c’è allora di parlare di Dio? Vale la pena un’interrelazione tra religione, con i suoi sistemi di valori, e politica? Ha ancora senso un cristianesimo da trasmettere alle nuove generazioni? In quale tempo viviamo?
Si tratta di un tempo senza Dio, ma anche senza contrapposizione alla religione in quanto tale.
Si può dire che l’uomo di oggi pensa, agisce, giudica in un modo autoreferenziale. Come dire che costruisce la sua umanità, il suo senso di vivere in modo proprio. E’ questa una lettura esatta dell’uomo occidentale o è soltanto un po’ di pessimismo per la riduzione della religione in Europa? Si potrebbe contrapporre a questa lettura il peso che il cristianesimo ha avuto nei secoli scorsi, in quanto è stato all’origine di molti passi avanti nella società.
Ha dato un contributo non indifferente all’umanità, agli Stati, all’economia, all’istruzione, e quindi è giusto affermare che la modernità è stata portata avanti anche dalla Chiesa insieme con l’Occidente.
Secondo quest’ottica, Papa Francesco tiene insieme la fede cristiana aprendosi anche alle altre culture religiose, in quanto pone l ’uomo, il creato e la vita al centro della sua predicazione. La sua opera è globale come nessun’altra religione e nessun’altra cultura civile è in grado di realizzare.
Ciononostante, abbiamo bisogno di capire perché la situazione è cambiata, perché le alternative hanno cessato di apparire inconcepibili e perché "mettersi in proprio" etsi Deus non daretur è divenuta per tanti la normalità.
Ecco il perché del nostro titolo: ciascun individuo non cessa di costruirsi solo da se stesso, si costruisce una propria dottrina di esistenza, ponendosi non raramente come "dio" di se stesso.
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