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Coronavirus, un prodigioso duello

Sembra proprio di poter dire che siamo giunti alla fine dell’antropocentrismo: è il momento della costruzione di un nuovo umanesimo, dove l’uomo resta al centro dell’universo, ma nello stesso tempo costruisce relazioni intorno a sé con gli altri esseri viventi.

Sembra proprio di poter dire che siamo giunti alla fine dell’antropocentrismo: è il momento della costruzione di un nuovo umanesimo, dove l’uomo resta al centro dell’universo, ma nello stesso tempo costruisce relazioni intorno a sé con gli altri esseri viventi.
Questa crisi è una correzione radicale del rapporto con il mondo animale e quello vegetale.
Mondo che si presenta con delle caratteristiche di fragilità in alcuni tempi e luoghi, ma in altri è feroce.
In questo tempo pasquale, non sentiremo risuonare il canto gregoriano della sequenza: Victimae paschali laudes.
Si dirà: è un canto medievale.
Certo, ma quanto è attuale quel: mors et vita duello conflixere mirando (morte e vita si affrontarono in un prodigioso duello)!
Oggi il coronavirus ha chiamato l’Italia e l’umanità tutta intera a raccolta per la propria stessa sopravvivenza.
Il virus si presenta come un nemico invisibile degli esseri viventi, dell’uomo in modo particolare, e nello stesso tempo ci costringe a ripensare la nostra scala di valori e quindi di priorità.
L’uomo del secolo scorso ha costruito, ha demolito, ha usurpato come non mai.
Come si è difesa la terra, nell’affanno di molti grandi spazi di oceani, ghiacciai, foreste, inghiottiti dal potere economico e politico delle grandi superpotenze?
Perché capovolgere quello che era prima? Perché stravolgere il pianeta terra, anziché preservarlo? E in nome di che cosa?
Il circolo della ricerca scientifica e ambientale sembrava una grande moderna cassandra che voleva impedire il progresso e il benessere.
La frattura tra l’uomo e la natura sembrava inarrestabile.
Tuttavia, a fermare questa corsa ci ha pensato un esserino minuscolo, un invisibile gigante.
Nessuno scienziato, per quanto ne sappiamo, conosce ad oggi la ragione e l’origine di questa pandemia.
Ma volendo scavare in questo coronavirus, dobbiamo capire come si comporta, come si evolverà, quali mutazioni avverranno e se l’uomo riuscirà a conoscerle e combatterle.
E’ da tempo che l’antropologia parla della debolezza umana, mettendo in dubbio la teoria dell’antropocentrismo, con l’uomo al centro dell’universo, solo nel suo delirio di onnipotenza.
L’uomo sente oggi il bisogno di una pausa, anzi gli è stata imposta dall’esterno.
Un organismo invisibile ha imposto lo stop a miliardi di persone.
L’umanità oggi più che mai ha il dovere di conservare il pianeta terra, ma l’umanità stessa è parte del pianeta e quindi subisce le stesse debolezze e le stesse contraddizioni.
Gli esperti delle previsioni sembra che non abbiano gli strumenti per comprendere le leggi segrete dell’universo.
E, infatti, il coronavirus è stata una valanga che ha travolto abitudini, tradizioni, comportamenti consolidati, secoli di direzione della società attraverso l’economia, la cultura.
Possiamo osservare, ad esempio: l’organizzazione del lavoro e della produzione, la scuola, il tempo libero.
Ha sconvolto l’intero mondo nelle sue parti piccole, come nelle sue parti grandi.
Ma ora, pur nella sua forza, questo coronavirus porta con sé una contraddizione che deve trovare una risposta, per la nostra stessa sopravvivenza.
Da un lato ha bisogno degli esseri umani per riprodursi, dall’altro distrugge senza pietà tutto ciò che “tocca”: questa è la contraddizione.
Il duello che l’umanità ha ingaggiato con il coronavirus potrà essere vinto se l’uomo -come ci ha ricordato Papa Francesco- abbandonerà l’affanno di onnipotenza e di possesso per aprire spazi nuovi di ospitalità, fraternità e solidarietà.
E questo, sì, avrà del prodigioso.

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