Il premio Nobel Svetlana Aleksievic a Pordenonelegge
Per scrivere un romanzo ci mette dai 7 agli 11 anni: non sono fantasie le storie di Svetlana ma nascono dai racconti di chi ha vissuto la storia. E lei li va a cercare e ad ascoltare.
Per scrivere un romanzo ci mette dai 7 agli 11 anni: non sono fantasie le storie di Svetlana ma nascono dai racconti di chi ha vissuto la storia. E lei li va a cercare e ad ascoltare. Lo ha fatto per Cernobyl (premio Nobel per la letteratura nel 2015) con il suo romanzo Preghiera per Cernobyl, quello più letterario della sua produzione; lo ha fatto per libri come I ragazzi di zinco (dedicato alla guerra in Afghanistan) o La guerra non ha un volto di donna. Scritti corali, di resoconti di storie raccolte girando e intervistando. Un metodo che nasce dal suo essere nata come giornalista, ma anche dalla sua passione per la verità. La verità sopra ogni cosa.
Si è documentata nei luoghi di guerra e di contagio (ha mangiato nelle case contaminate dalle radiazioni per condividere fino in fondo con gli intervistati), ha pianto con le madri dei figli abortiti dopo le radiazioni della centrale più nota della storia, con le madri dei figli non tornati dalla guerra, con le donne e tutte le mille ragioni delle loro lacrime di madri, mogli, compagne, nonne... Per questa sua capacità di ascolto dicono che scrive con le orecchie.
Chiara Mio, presidente di Credit Agricole FriulAdria Pordenone, sabato 21 settembre l'ha premiata col tallero d'oro, un euro ante litteram, che Svetlana ha ricevuto come prima donna da che esiste il premio. "AL nobel mi hanno detto che ero la 14ma donna - ha risposto - qui mi dicono che sono la prima. Io dico: l'importante è che ci siamo!".
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