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Mercoledì 11 dicmebre: Paolo Fresu a Udine

“Kind of Miles” - lo spettacolo del'11 dicembre - chiude idealmente la trilogia prodotta dal TSB che ha visto Paolo Fresu protagonista di Tempo di Chet e Tango Macondo con un’opera capace di disegnare il mondo creativo e visionario del trombettista statunitense nato nel 1926. 

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Mercoledì 11 dicmebre: Paolo Fresu a Udine

Mercoledì 11 dicembre alle ore 20.45 al Palamostre di Udine, la rassegna Note Nuove, organizzata dall’Associazione Culturale Euritmica, ospiterà l’opera musicale e teatrale “Kind of Miles” di e con Paolo Fresu, diretta da Andrea Bernard e prodotta dal Teatro Stabile di Bolzano

Per restituire il complesso percorso di Miles Davis, al fianco di Fresu (tromba, flicorno e multi-effetti): Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino (pianoforte e Fender Rhodes Electric Piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Filippo Vignato (trombone, multi-effetti elettronici e keyboard), Federico Malaman (basso elettrico), Christian Meyer (batteria) con i video di Marco Usuelli.

“Kind of Miles” è un lavoro composto e interpretato da Paolo Fresu ed evoca l’universo creativo e visionario di Miles Davis, immenso musicista scomparso nel 1991. 

La vita e la musica di un'artista che ha segnato il Novecento attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane: una delle personalità più eccentriche e influenti della storia recente. La regia dello spettacolo è curata dal bolzanino Andrea Bernard, artista dall’attività internazionale, legato a doppio filo al Teatro Stabile di Bolzano e capace di spaziare dalla prosa alla lirica. Di recente Bernard è stato insignito del Premio Abbiati per la regia del Don Carlo di Giuseppe Verdi.

 

“Kind of Miles” chiude idealmente la trilogia prodotta dal TSB che ha visto Paolo Fresu protagonista di Tempo di Chet e Tango Macondo con un’opera capace di disegnare il mondo creativo e visionario del trombettista statunitense nato nel 1926. 

 

Chet Baker e Miles Davis sono stati i miei artisti di riferimento, due artisti che ho molto amato e ai quali mi sono sentito molto vicino. Miles ci ha insegnato ad andare sempre avanti. Credo che in questo momento storico, al di là dell’estetica, ci sia un bisogno impellente di vedere oltre le cose. Forse saranno proprio la visionarietà, la poesia e il coraggio a darci la possibilità di salvare il pianeta -riflette Fresu.

Miles Davis incarna un vero e proprio mito nel jazz. Un uomo capace di raccontare una storia recente che va aldilà del jazz e della musica e la cui personalità marcata appare prepotentemente non solo attraverso la sua tromba ma anche nel viso scavato degli ultimi anni, negli occhi profondi che inchiodano lo sguardo e nelle mani rugose che hanno toccato il cuore. A noi del presente ha lasciato non solo un’icona, ma un soffio che è carezza e graffio.

Davis riuscì come nessun altro ad evitare le classiche etichette e classificazioni, utilizzando sempre e comunque elementi stilistici differenti e da tutti ritenuti incompatibili gli uni con gli altri. La sua sonorità, in capolavori assoluti quali il modale Kind of Blue (uscito nel 1959 e per molti il miglior disco di jazz mai pubblicato) e come in quelli successivi, è un marchio di fabbrica unico e forse irripetibile.

 

La narrazione di Fresu, che firma anche la drammaturgia, è puntellata da momenti personali di vita vissuta - soprattutto l’apprendistato del jazz tra gli anni Settanta e Ottanta - e vive del dialogo costante tra brani musicali originali, da lui composti e interpretati assieme ai suoi musicisti e supportato dalle suggestioni delle video proiezioni. Una formazione musicale d’elezione, composta da artisti dalle diverse personalità e da mondi sonori acustici ed elettrici, che sottolineano il percorso discografico e live del “Prince of darkness” sotto il profilo del suono e della ricerca. 

 

I musicisti in scena collaborano da sempre con Fresu, ne condividono i palcoscenici e sono partecipi alla scrittura collettiva intessuta di ampi spazi di improvvisazione misti ad interpretazioni di cover mutuate dal repertorio davisiano. In scena una sorta di doppia formazione, capace di attraversare la storia musicale di Davis passando dalle prime registrazioni per la nobile Dial assieme a Charlie Parker, ai gruppi con Sonny Rollins e John Coltrane fino alle produzioni con Gil Evans, al quintetto stellare con Wayne Shorter e Herbie Hancock fino agli anni Ottanta con la musica elettrica e binaria. Il materiale musicale preparato per l’occasione viaggia fra standard che hanno fatto la storia del jazz e scelte originali composte oggi, passando da Porgy and Bess di George Gershwin a Birth of the Cool, da Jack Johnson allo storico album della “svolta elettrica” Bitches Brew e abbracciando anche il mondo pop armonico di Time after Time contrapponendolo alla pura improvvisazione propria della libertà jazzistica.

 

La scatola scenica che ospita gli artisti è abitata dai visual di Marco Usuelli e Alexandre Cayuela: un progetto visivo dal linguaggio profondamente contemporaneo che si intreccia alla narrazione e alla musica - l’installazione immersiva “Ēkhō”. Seguendo l’indole sperimentale e la tensione alla ricerca che ha sempre contraddistinto Davis, la tecnologia entra a far parte dello spettacolo, interagendo con le immagini. Grazie alla collaborazione con la Facoltà di Ingegneria della Libera Università di Bolzano, in alcuni momenti dello spettacolo i segnali biometrici e acustici vengono utilizzati per generare alcune componenti del racconto visivo: in “kind of Miles” le emozioni e i suoni prendono forma e movimento. Il disegno luci pensato per completare il dispositivo scenico è di Marco Alba, i costumi originali che rievocano gli anni Settanta, sono di Elena Beccaro.

 

Paolo Fresu - ideatore e leader del progetto (alla tromba, flicorno, effetti) è musicista onnivoro in tutti i sensi e aperto a 360° verso tutto ciò che è arte e cultura; vanta un curriculum sorprendente per un musicista italiano, avvicinandolo semmai ai pochi globe-trotter culturali che hanno fatto di mille esperienze diverse la loro ragione d’essere primaria. Dalla banda musicale del suo piccolo paese sardo agli studi ai Seminari di Siena Jazz ai grandi riconoscimenti  internazionali (fra cui le Lauree Honoris Causa dell’Università Bicocca di Milano e della Berklee School of Music americana) alla presidenza della Federazione del Jazz italiano, dall’impegno sempre solidale ad ampio spettro nel mondo dello spettacolo, ai quasi cinquecento dischi incisi lungo una carriera che ha già superato i quarant’anni, Paolo è ormai diventato uno stimato attore in vari ambiti della vita pubblica del nostro paese. 

 

I biglietti per il concerto (intero € 22,00 / ridotto € 18,00) sono disponibili presso la biglietteria del Teatro Palamostre, piazzale Paolo Diacono 21 a Udine (tel. 0432 506925) e online sul sito vivaticket.it .

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