L'11 maggio alla Civica: Canto sconfinato
Canto sconfinato dimostra che la musica non ha barriere: 60 elementi, metà oriundi friulano-veneti, metà nuovi cittadini e rifugiati (ghanesi, pakistani e molti altri ancora). Misto anche il repertorio: contro la divisione, cercare una voce sola con i canti di tutti.
Da Schiarazzule Marazzule alla Tammurriata Nera, da Clandestino di Manu Chao ad Hallelujah di Leonard Cohen, da Maremma amara all’afghana Götür Beni Gittiğin Yere Sam sono alcuni dei brani che i 40 componenti del coro multietnico di Pordenone presenteranno alla città, con tanto di musica dal vivo, al chiostro della Biblioteca civica la sera di venerdì 11 maggio alle 20.30. L’evento, ad ingresso libero, sarà uno di quelli da ricordare, la restituzione alla città del progetto Canto sconfinato, coro composto per una metà da nuovi cittadini e rifugiati, per l’altra da vecchi cittadini, volontari ma anche semplici appassionati di canto, musica e relazioni umane.
È un invito all’incontro quello proposto dal coro, eterogeneo nella composizione etnica con friulani, veneti, pakistani, afghani, argentini, ghanesi, gambiani, nepalesi, ma omogeneo nel desiderio di utilizzare la musica come occasione di conoscenza reciproca e di scambio tra le persone e le loro storie di vita. Un gruppo entusiasta di offrire alla città un concerto-performance che sia testimonianza di integrazione e convivenza tra migranti e indigeni più o meno autoctoni.
Diretto da Giuseppina ‘Beppa’ Casarin – che è anche autrice del progetto Canto sconfinato - del Coro Voci dal Mondo di Mestre, il coro multietnico di Pordenone è partito a settembre 2017 da un’idea di Carlo Mayer subito sposata dall’Associazione immigrati, e vede la partecipazione ed il coinvolgimento delle Cooperative sociali impegnate nell’accoglienza in città, Itaca, Noncello, Nuovi vicini, Fai e Acli. Tra le caratteristiche quella di essere un coro sempre aperto a nuove inclusioni, per conoscere le realtà delle migrazioni nel territorio e attivare la raccolta e ricerca di musiche e canti proposti dalle persone che si incontrano nel corso del progetto.
“Siamo partiti circa in una sessantina, arriviamo al concerto in una quarantina – fanno sapere da Canto sconfinato - un risultato eccezionale, rifugiati e nuovi cittadini sono circa la metà. Il metodo di lavoro prevede che i singoli coristi propongano canzoni alle quali sono affezionati per qualche motivo e insieme si scelgano e si imparino”. Per cantare tutti insieme si ispirano alla pratica del canto spontaneo propria di tutte le culture, un’esperienza più che favorevole per realizzare un “canto sconfinato”. Oltre al debutto a Pordenone dell’11 maggio al Chiostro della Biblioteca (in caso di maltempo all’Auditorium della Regione in via Roma), il coro ha già ricevuto richieste da tutta la provincia.
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