Angeli dell'acqua: a Venezia anche i ragazzi del Veneto Orientale
Alice a Venezia: dai libri dell'università a quelli della Fondazione Bevilacqua... Non era sola. Con un tam tam social si sono trovati almeno in tremila
Alice ha vent’anni e ogni giorno si reca a Venezia per studiare all’università. Ma da mercoledì 13 novembre per lei, come per tanti altri suoi coetanei, i libri su cui curvarsi sono diventati quelli delle biblioteche e degli archivi di enti, fondazioni, scuole ecc della città lagunare. "Qui siamo un centinaio oggi", è il messaggio che invia dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, e moltissimi altri sparsi in altri luoghi.
L’altro giorno a Ca’ Zenobio, poi nei vari negozi o nelle case di privati, ad aiutare a buttar fuori l’acqua, a pulire e salvare il salvabile, a sgomberare le case, a riunire le cose diventate rifiuti nei centri di raccolta costituiti dai barconi che Veritas (l’azienda che raccoglie la spazzatura) ha dislocato appositamente in varie zone.
Si sono autoconvocati, facendo leva sui gruppi social e riferimento in particolare sulla comunità social Venice Call. Alice calcola che siano oltre tremila ad essersi mobilitati, giungendo dalle varie province venete e non solo.
Immediatamente, prima ancora che diventasse, grazie ai media, un evento di cui parlare, questi ragazzi, raggiunti dal tam tam dei moderni tamburi comunicativi, sono accorsi a portare aiuto per liberare locali, pulire, asciugare con il phon carte e documenti. Una catena umana di solidarietà nella catastrofe in cui è immersa la città dalla tarda serata del 12, per tre volte in meno di una settimana, che aiuta non solo concretamente ma anche moralmente.
Perchè questa non è stata l’acqua alta cui molti veneziani sono, loro malgrado, abituati. E’ l’acqua granda, temuta e scongiurata ad ogni stagione delle piogge, che in questo triste novembre si è presentata con una forza mai vista da cinquant’anni.
Venezia è una città di turisti, molti; di persone che ci vivono e lavorano, pochi; di studenti che frequentano le prestigiose università e gli altri luoghi di alta formazione, come il conservatorio e le accademie. Da questi giovani, di cui poco si parla, viene il futuro, un domani che, come ci stanno insegnando in questi giorni, si costruisce solo conservando e difendendo quanto di buono e bello il passato ci ha consegnato.
E’ quello che spera Alice: che questo slancio di solidarietà faccia capire che ci sono molti giovani disposti a impegnarsi e pronti ad aiutare, che la gioventù non è solo quella che viene descritta, spesso superficialmente, come superficiale. E, concludendo, esprime la volontà di ripartire dopo questa esperienza per aiutare Venezia, e in generale il nostro patrimonio di arte e di storia, anche "con piccoli progetti".
Ada Toffolon
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