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“La paura è un crepuscolo che la luce della speranza accende”

Umane storie di  resurrezione: la testimonianza

“La paura è un crepuscolo che la luce della speranza accende”

Oltre e aldilà delle opinioni e degli alterni presagi sulla pandemia ancora fortemente aggressiva, stiamo vivendo la seconda "Pasqua blindata". Da non ricordare il disagio della Pasqua deserta" e a porte chiuse dello scorso anno, anche se l’efficacia salvifica della morte e della resurrezione di Gesù da nulla può essere condizionata.

Dopo questo lungo e interminabile anno, quali e quante riserve di speranza, di resilienza, di "voglia" di ritorno alla normalità sono rimaste  ancora dentro di noi e come le manifestiamo e le condividiamo? Certamente qualcosa si è perso, molto ci si è adattati alle pretese di questo virus e forse un po’ di smalto, grinta e creatività si è annebbiata. Tra me e me, anche dopo la mia esperienza di Covid 19. mi è venuta frequente nei miei pensieri questa immagine.

Ci sono due momenti del giorno in cui la luce appare debole, timida non coraggiosa ed è il mattino, nei primi bagliori dell’alba. L’altro invece giunge verso sera quando la luce ritorna fioca, quasi morente e non permette più di definire nitidamente i volti che ti circondano: tutto si avvolge di ombre. E mi sono chiesto: dove devo inserirmi, in quale momento mi colloco? Se scelgo l’alba, la luce debole si farà meriggio di calore e forza, mentre se mi accontento del crepuscolo so che mi attenderà la notte e con sé il buio.

L’incertezza, un diffuso senso di paura, la carenza di relazioni vere e non solo virtuali (penso ai tanti studenti che seguono a distanza le lezioni scolastiche), quelle montagne russe tra zone rosse, arancione, gialle...; le chiusure e aperture alternate di ristoranti, palestre e quant’altro posizionano molti di noi ai limiti del "crepuscolo " tingendo" di timore e di pessimismo il futuro.

Leggendo però attentamente alcuni brani evangelici che ci saranno proposti nelle prossime solennità pasquali ho scoperto che questi sentimenti di timida speranza o di amara delusione ci possono accompagnare anche di fronte al prorompente annuncio pasquale: "Non è qui, è risorto"!

L’evangelista Matteo scrive: "Dopo il sabato, presto all’alba le donne andarono al sepolcro… l’angelo disse alle donne: Non abbiate paura! So che cercate Gesù crocifisso. Non è qui. E’ risorto". (Mt. 28).

Luca invece descrive lo sconforto, la delusione dei due discepoli di Emmaus, di fronte all’ apparente fallimento della morte in croce di Gesù. Di notte scoraggiati lungo il tragitto così si esprimono all’ignoto pellegrino che era accostato a loro: "Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele" (Lc 24, 20).

Ogni evento, anche il Covid 19, può essere quindi interpretato con una prospettiva di fiducia, speranza e di attesa di definitiva sconfitta o con una vena di pessimismo, stanchezza nervosismo e depressione. A noi non è dato conoscere quando questa pandemia finirà; a tutti comunque è offerto il dono gratuito della Pasqua di risurrezione e di liberazione. Quale cammino vogliamo anche noi intraprendere? Quello "presto dell’alba" sapendo che "Questo è il giorno che ha fatto il Signore " o "di notte" quando si farà buio su tutta la terra e le tenebre occuperanno anche il nostro cuore?

Se è vero quanto Papa Francesco al Convegno di Firenze (2015) ha detto che "oggi non viviamo un epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca" questa pandemia ci interpella ancora più profondamente sapendo che "non ritorneremo come prima" e ciò in ogni ambito della vita e della società. Molteplici sono le sfide che la Chiesa e il mondo devono affrontare. La Pasqua può diventare un’opportunità per ritrovare la forza delle "Res novae", delle coraggiose speranze che attendono di essere prima credute poi insieme faticosamente realizzate.

Fonte: Redazione Online
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