Bambini e Covid, un fatto che insegna: tic post tampone
Parla la psicologa
La scuola arriva una simpatica infermiera e un medico e spiegano ai ragazzi che bisogna fare il tampone. Apparentemente incoraggiati dall’essere tutti assieme, i ragazzi si sottopongono al tampone…. un po’ impauriti, un po’ sorpresi. Poi tutti a casa.
Enrico, nome di fantasia, è un po’ irrequieto dice la mamma, ma ha tanti compiti da fare. Prima di cena la mamma dice: "Vai a fare la doccia", come sempre Enrico ubbidiente va, esce con su l’accappatoio e con un tic che gli fa tirare il collo, sbattere le palpebre e dare alzate di spalle improvvise solo da un lato.
La mamma cerca di "calmarlo", gli dice di rilassarsi... dopo un po’ chiama il medico che (ahimè!) risponde: "Non so cosa farci, vada al Pronto Soccorso".
Allora la mamma aspetta il papà, telefonano ad un’altra mamma, chiamano l’insegnante referente della classe e alla fine…. chiamano una vecchia psicologa vicina di casa.
Nel frattempo i tic sono aumentati, Enrico piange, la sorella più piccola, prima guarda stupita e poi, con un pretesto, viene accompagnata dalla nonna.
Intanto sono le 20.00, la vecchia psicologa consiglia "qualcosa di caldo… una tachipirina (non fa mai male anche se il ragazzino non ha la febbre) e poi, per una notte, far dormire Enrico nel lettone, come quando era piccolo".
Cosa è successo? Sicuramente la parola "tampone", sentita milioni di volte in questi mesi, può suscitare una reazione di ansia anche in un ragazzino (non solo negli adulti) e l’ansia accumulata porta allo stress e poi anche a sintomatologie organiche dove il tic può essere espressione.
Sicuramente i tamponi è importantissimo farli, ma non sottovalutiamo la paura e la tensione che possono suscitare.
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