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La tradizione delle rogazioni

Usi, costumi e liturgie che hanno un’origine precristiana

Chi ha un bel po’ di anni, come il sottoscritto, ricorda certe tradizioni religiose legate al mondo agricolo ancora magico sacrale. Una si ripeteva in questo tempo di primavera avanzata e consisteva in processioni mattutine per prati e campi. Erano le  rogazioni.
Secondo il rituale di quei tempi, le rogazioni erano preghiere di penitenza e processioni propiziatorie per la buona riuscita delle seminagioni e per attirare la benedizione divina sui lavori dei campi. Si distinguevano in "rogazioni maggiori", quelle del 25 aprile e "minori" nei tre giorni che precedevano l’Ascensione.
Quelle minori hanno origini molto antiche che risalgono a un evento accaduto nella  Gallia lugdunense. Nell’anno 474 si abbatterono sul delfinato varie calamità naturali e un terremoto devastante. Mamerto, Vescovo di Vienna, poi proclamato santo, indisse un triduo di preghiere e digiuno da celebrare nei tre giorni precedenti l’ascensione.
Le processioni delle rogazioni minori si svolgevano per tre mattine consecutive nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì in quanto l’Ascensione cadeva di giovedì. Il percorso prendeva avvio già alle 5 o 6 del mattino e si poteva snodare per diversi chilometri in modo che tutto il territorio della parrocchia potesse essere, almeno a distanza, benedetto. Si partiva sempre dalla chiesa parrocchiale verso una meta significativa, un capitello o l’incrocio di strade ove il corteo si fermava. Il prete benediva in direzione dei quattro punti cardinali e invocava la protezione divina contro le folgori e la grandine, la peste, la fame e la guerra e contro "il flagello del terremoto". I fedeli rispondevano: "Libera nos Domine". Tornati in chiesa, il prete proclamava gli oremus finali delle litanie dei santi. Seguiva la Messa senza il canto del gloria.
Le rogazioni maggiori che il calendario liturgico propone per il 25 aprile, hanno origini ancora più antiche. Si rifanno alla ricorrenza pagana, Rogalia, con processioni in onore di Cerere, dea delle messi, allo scopo di propiziare buoni raccolti. Di questa tradizione ne parla già Ovidio nei "Fasti": "Una turba vestita di bianco, preceduta dal flamine Quirunale si recava nel lucus, bosco sacro dell’antica Robico dove offriva il sacrificio di una pecora e di una cagna gettandone sul fuoco le viscere con il flamine, l’incenso e spargendo sopra una tazza di vino. Il sacrificio della cagna era posto in relazione alla costellazione del Cane (Canicula) il cui apparire è accompagnato dal caldo torrido, detto, appunto "Canicola" che secca la terra e danneggia le messi.
Alla fine del VI secolo, durante il papato di Gregorio Magno, la Chiesa cristianizzò questo rito e nel suo Sacramentario lo definì "Litanie maggiori", mentre quelle minori venivavano acclamate nei giorni precedenti l’Ascensione.
In Francia questa celebrazione fu riconosciuta e approvata dagli imperatori Carlo Magno e Carlo il Calvo.
A Roma il rito fu introdotto da Papa Leone III nell’anno 816 e presto si diffuse in tutta la cristianità. Da allora le rogazioni divennero una pratica diffusa in tutte le parrocchie con le stesse finalità penitenziali, allo scopo di chiedere la protezione divina sul lavoro dei campi e per tener lontane le calamità naturali come ghiacciate invernali, le alluvioni che potessero danneggiare la campagna.
Ancora oggi in alcune zone in questo periodo i contadini fabbricano croci con i rami potati abbellendoli con ramoscelli di ulivo benedetto. Secondo una diffusa credenza, piantatarli nei campi e negli orti teneva lontano le streghe, i diavoli e la Madre di San Pietro che, secondo la leggenda, a cavallo tra giugno e luglio, scatena lampi, tuoni e tempeste.
Il rito delle rogazioni assolveva a un compito fondamentale: assicurava i frutti della terra, la protezione contro i fulmini, la grandine, gli uccelli voraci, gli insetti e gli animali nocivi al raccolto, la protezione contro la siccità e la clemenza del clima assicurando in tal modo, la feracità del suolo, il sostentamento come dono di Dio, attraverso l’agricoltura.
Ai tempi di Papa Liberio (352 366 ), le Rogationes erano "suppliche per la fecondità della terra e l’abbondanza dei raccolti".
La riforma liturgica prevede ancora le rogazioni. Le troviamo nel nuovo benedizionale in italiano. Naruralmente il contesto cambia, non si riferiscono solo alle campagne ma all’intero creato che l’uomo è chiamato a coltivare e custodire. Si suggerisce di farle nei tre giorni che precedono l’Ascensione, che ora viene di domenica. La liturgia della Parola propone il testo evangelico o quello degli Atti degli Apostoli che narra l’Ascensione di Gesù al cielo che invia i suoi discepoli a portare il Vangelo nel mondo intero.
Nel primo giorno la Benedizione è diretta alla comunità locale. Il secondo giorno si prega per chi lavora nei campi ma anche in fabbrica, in ufficio o in casa. Nell’ultino si consiglia di recarsi in processione in riva a un fiume o attorno alla fontana del paese e pregare per la salubrità di sorella acqua e ricordando che l’acqua lustrale con cui ci segniamo entrando in chiesa e che viene usata nelle aspersioni è il "vivo ricordo del nostro Battesimo".

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