Lo sposalizio del mare e il bacio delle croci
L'Ascensione nelle tradizioni veneto friulane
Quaranta giorni dopo la Pasqua, quest’anno il 2 giugno, viene la festa dell’Ascensione.
La grande festività religiosa è ricca di tradizioni popolari. Interessa anche la meteorologia perché, dice il proverbio: "Se piove el dì della Sensa...", per quaranta giorni servirà l’ombrello. Sarà, non sarà... staremo a vedere.
Questa ricorrenza è legata dalle nostre parti a due spettacolari evocazione storiche. Una si svolge a Venezia col grande corteo di imbarcazioni per lo "Sposalizio del mare". L’altra interessa il Friuli. Si svolge a Zuglio in Carnia ed è il "Bacio delle croci".
A Venezia il rito dello "Sposalizio del mare" ha più di mille anni. Si svolge appunto nel giorno della "Sensa" (l’Ascensione) a ricordo della conquista della Dalmazia da parte della flotta veneta comandata del Doge Pietro Orseolo II nel 999. In quell’occasione si decretò che ogni anno nel giorno dell’Ascensione il Doge e il Patriarca uscissero fuori del porto del lido per benedire il mare, un rito propiziatorio, con un cerimoniale fastoso e significativo.
Circa due secoli dopo, papa Alessadro II, per l’aiuto avuto da Venezia nella riconquista delle sue terre, invase da da Federico I, il Barbarossa, donò al Doge Sebastiano Ziani un anello d’oro segno del dominio che lui e i suoi successori avevano sul mare, e pronunciò la famosa frase: "Ricevi questo anello, pegno del potere che voi e i vostri successori avrete su lo mar come se sposaste lo mare per esser sempre il suo signor...".
Ebbe così inizio la secolare tradizione dello sposalizio del mare, la mistica unione di Venezia con l’Adriatico.
La festa della "Sensa" era grandiosa. Il Doge saliva tra squilli di tromba sulla sua nave di rappresentanza, il Bucintoro, con tutto il suo seguito. Seguiva un lungo corteo di barche parate a festa. La nave dogale salpava per l’orto di San Nicolò.
Il corteo di imbarcazioni faceva una breve sosta davanti all’isola di Sant’Elena per ricevere l’omaggio dei monaci di quel convento, poi un’altra pausa nei pressi del Lido davanti al palazzo vescolvile da cui il Patriarca usciva per salire sul Bucintoro.
Il corteo proseguiva verso l’imbocco del Lido, davanti al forte di Sant’Andrea, dove il Patriarca versava l’acqua benetta nel mare, vi lasciava cadere l’anello pronuncindo la formula: "Ti sposo in segno di eterno dominio".
Si rinnova ogni anno il giorno dell’Ascensione anche a Zuglio, in Carnia. Si celebra un rito partiolarmene suggestivo denominato "il bacio delle croci" (la bussade das crous in lingua friulana). Zuglio è un piccolo centro di origini celtiche che in epoca romana assunse importanza con il nome di Julium Carnicum, o Julia Carnica. Considerata la zona più settentrionale d’Italia, era collegata con Aquileia dalla via Julia che poi proseguiva collegando le zone del Norico (Austria meridionale).
Tra il IV e il V secolo d. C., il Vescovo Cromazio di Aquileia fondò tre basiliche paleocristiane, ritrovate in recenti campagne di scavo. Su un’altura, sopra il paese, in una splendida posizione panoramica è situata la trecentesca Pieve di san Pietro, il più importante punto di riferimento religioso della Carnia, essendo chiesa matrice. Al suo interno ci sono varie opere, tra cui un altare ligneo di Domenico da Tolmezzo e un pulpito politico in marmo.
In una posizione inferiore c’è una chiesina dedicata a Santa Maria della Salute.
Il giorno dell’Ascensione numerosi cortei preceduti dalle croci astili che rappresentano le chiese soggette alla giurisdizione dell’antica Pieve, raggiungono un pianoro antistante la chiesa matrice, chiamato "Plan dal vincule" dove le croci si mettono in cerchio attorno a quella della Pieve e si stringono fino toccarla in un bacio simbolico.
Si cantano le litanie dei santi e le invocazioni delle rogazioni. Poi tutti salgono processionalmente all’antica Pieve dove viene celebrata la Messa solenne in lingua carnica (una variante del friulano) secondo il rito patriarchino. Continua poi la festa popolare sui prati e nei locali della zona con menù enogastronomici tipici della Carnia.
Tradizione vuole che per l’occasione si gusti "el lingual del purcit" che sarebbe il cotechino fatto con la lingua di maiale accompagnato da polenta "brustolada" e un buon Cabernet del posto. Prosit!
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