Commento al Vangelo
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Domenica di Passione, 2 aprile, commento di don Renato De Zan

Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

Domenica di Passione, 2 aprile, commento di don Renato De Zan

Domenica di Passione

 

Mt 26,14-27,66 (i sei quadri)

La Passione di Gesù secondo Matteo si articola in sei grandi quadri all’interno dei quali ci sono più scene. Il primo quadro comprende la cena pasquale (Mt 26,14-35) dove troviamo il tradimento di Giuda, i preparativi per la cena e il suo svolgimento (annunzio del tradimento di Giuda, istituzione dell’Eucaristia, la predizione del rinnegamento di Pietro). Il secondo quadro (Mt 26,36-56) presenta Gesù in preghiera al Getsemani e l’arresto. Il terzo quadro (Mt 26,57-75) vede Gesù processato al Sinedrio davanti a Caifa e il successivo rinnegamento di Pietro. Il quarto quadro (Mt 27,1-31) narra la morte di Giuda, il processo di Gesù davanti a Pilato e la corona di spine. Il quinto quadro (Mt 27,32-56) comprende la crocifissione di Gesù, oltraggiato dalle derisioni e la morte. L’ultimo quadro (Mt 57-66) narra la deposizione di Gesù dalla croce, la sua sepoltura e la custodia militare della tomba.

 

Il Testo

 

1. La formula liturgica del vangelo aggiunge solo l’incipit che conosciamo (“In quel tempo”). Per il resto combacia perfettamente con la pericope evangelica. C’è tuttavia da notare che la Liturgia ha tagliato Mt 26,1-13. In questi versetti si spiegano due cose: la morte di Gesù fu stata causata da un complotto vero e proprio (Mt 26,1-5) e  l’unzione di Betania manifesta che, dopo la morte di Gesù, esiste un “dopo”(Mt 26,6-13).

 

2. Nei vv. 12-13 (“Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto”) troviamo l’annuncio della morte del Signore, ma anche la profezia di uno squarcio del futuro: il vangelo sarà annunciato dovunque (e questa donna sarà ricordata). L’annuncio del vangelo è un modo delicato e sottile per indicare che la morte non è la fine di Gesù.

 

3. Il racconto della passione di Matteo contiene degli episodi che sono propri dell’evangelista e non sono presenti negli altri evangelisti. Il primo episodio riguarda il pentimento disperato di Giuda e della suo suicidio (Mt 27,3-10). Il secondo episodio narra l’intervento della moglie del governatore (Mt 27,19). La donna chiama Gesù con l’appellativo di “giusto” (“Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua”). Matteo evidenzia questo dato perché egli narra la passione secondo lo schema del “giusto perseguitato”. Il terzo episodio presenta il gesto simbolico di Pilato che si lava le mani (Mt 27,24). L’ultimo riguarda l’insieme degli episodi apocalittici alla morte di Gesù (Mt 27,51-53).

 

L’Esegesi

 

1. Il racconto della passione secondo Matteo riprende lo schema narrativo di Marco, il quale a sua volta sembra riprendere uno schema narrativo di tipo liturgico di cui Paolo fa un breve cenno in 1 Cor 11,26: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga”. Matteo, inoltre, per redigere il suo racconto si serve, come già detto, dello schema “il giusto perseguitato”, ma si serve anche dello schema “il Servo di Yhwh”. Teniamo presente che Gesù viene venduto per trenta monete che era il prezzo pagato per la compera di un servo. Gesù, il Giusto, muore per gli ingiusti e adempie le profezie isaiane circa il perdono dei peccati e la conseguente riconciliazione di Dio con gli uomini.

 

2. Il racconto di Mt 26,14-27,66 si apre con il losco traffico di soldi che i sacerdoti danno a Giuda. Lo stesso fatto accadrà alla risurrezione: il vangelo ci presenta il losco traffico di soldi tra sacerdoti e soldati (Mt 28,12-15).. L’obiettivo è sempre “tradire la Verità”. Ma c’è anche da aggiungere come il tradimento della verità si trovi anche nella derisione delle autorità ebraiche alla morte di Gesù. Per la teologia rabbinica di allora, la morte di Gesù è la fine di un avventuriero megalomane con pretese assurde : egli voleva sostituire gli insegnamenti di Mosé con i propri e presentare se stesso come Dio. Tutta la carica derisoria delle frasi dette dalle autorità ebraiche a Gesù agonizzante in croce, testimoniano la valutazione che il pensiero ebraico di allora fece nei confronti del Maestro.

 

Il Contesto Liturgico

 

1. Nella domenica di Passione e nella Domenica di Resurrezione la comunità rivive la memoria della propria scelta battesimale attraverso la celebrazione della morte e della risurrezione del Maestro. Ricordiamo, infatti, che nel passato, il battezzato si immergeva nell’acqua del fonte battesimale e risaliva, ripetendo sacramentalmente il gesto del morire (discendere) e del risorgere (risalire) di Gesù. Questo è l’insegnamento di Paolo: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6,4-5).

 

2. Nella formula della prima lettura (Is 50,4-7) l’assemblea liturgica ascolta un brano del terzo carme del Servo di Yhwh, mentre nella seconda (Fil 2,6-11) viene proclamato l’inno cristologico della “kenosis” (Svuotamento) e della “superesaltazione” (risurrezione, ascensione e la collocazione alla destra del Padre). Il Salmo responsoriale è quello accennato da Gesù morente (Sal 22, per la Liturgia Sal 21).

La Colletta offre il criterio interpretativo del racconto della passione: Gesù è stato dato da Dio agli uomini “come modello” e la passione va letta come un “insegnamento”.

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