Commento al Vangelo
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Domenica 7 febbraio, commento di don Renato De Zan

Gesù guarisce la suocera di Simone, scaccia demoni, sana altre persone.... "Tutti ti cercano"

Domenica 7 febbraio, commento di don Renato De Zan

Mc 1,29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò 29 nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33 Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34 Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35 Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37 Lo trovarono e gli dissero: "Tutti ti cercano!". 38 Egli disse loro: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Tematica liturgico-biblica
Il brano della prima lettura (Gb 7,1-4.6-7) raccoglie le domande e le riflessioni di Giobbe, che soffre le avversità, la morte dei figli, la perdita delle ricchezze, l’abbandono, la malattia. Giobbe rappresenta ogni uomo davanti al mistero della vita. Conosce la fatica del vivere ("Non ha forse un duro lavoro l’uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli di un mercenario ?"), l’angoscia e la delusione che la quotidianità riserva ("A me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate"), l’incertezza che il futuro comporta ("Se mi corico dico: Quando mi alzerò ?"), lo smarrimento del tempo che scorre velocemente e progressivamente avvicina l’uomo alla morte ("I miei giorni sono stati più veloci di una spola, sono finiti senza speranza") e l’orizzonte buio del dopo-morte ("Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene"). A queste riflessioni, che prima o poi e forse in termini diversi, ma sostanzialmente uguali, ogni persona sente e compie, Gesù offre la risposta. Con i suoi miracoli, la sua predicazione e la sua persona egli ha fatto esperimentare ai suoi discepoli e ai suoi compaesani la presenza del Regno di Dio nella storia (vangelo, Mc 1,29-39). L’offerta di significato è data dalla persona e dall’operato di Gesù, nel suo messaggio e nei suoi miracoli. Possedere il significato profondo della vita equivale a possedere anche la certezza del futuro, della vita oltre la vita. I cristiani sono le persone che hanno accolto Gesù nella propria vita e sono definiti dalla Colletta gli "illuminati dalla speranza che salva".

Aspetto letterario
Il testo evangelico originale incomincia così: "E subito, usciti dalla sinagoga, andarono casa di Simone e Andrea…". Il testo biblico-liturgico cambia l’incipit per concentrare l’attenzione sulla persona di Gesù: "In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea…". Il testo originale è scandito da tre elementi temporali: "subito" (Mc 1,29), "venuta la sera" (Mc 1,32) e "Al mattino presto" (Mc 1,35). Anche se la Liturgia ha modificato l’incipit, teniamo la stessa suddivisione: la guarigione della suocera di Pietro (Mc 1,29-31), l’opera taumaturgica ed esorcistica di Gesù a Cafarnao (Mc 1,32-34) e la preghiera con la predicazione di Gesù nel territorio della Galilea (Mc 1,35-39).

Riflessione liturgico-biblica
a. Nel Medio Oriente antico la febbre era considerata un castigo divino che preludeva la morte (Lv 26,16; Dt 28,22). Gesù guarisce la suocera con un gesto profetico: la prende per mano e la fa "risorgere". Il verbo egeirein (sollevare, far alzare, far risorgere) è usato nel Nuovo Testamento per indicare la risurrezione di Gesù (cfr Mc 14,28; 16,6; 1 Cor 15,4; At 3,15; 13,37). Nella guarigione della suocera è prefigurata l’azione di Gesù sull’umanità: egli donerà la risurrezione.
b. L’opera taumaturgica ed esorcistica successiva (Mc 1,32-34) è il prolungamento dell’opera salvifica che Gesù ha fatto in favore della suocera di Pietro (dalla malattia-morte alla vita). I malati, secondo il costume di allora, erano portati al tramonto del sole negli spazi ampi dell’ambito urbano perché i medici li curassero. La gente si comporta allo stesso modo con Gesù. La gente non riusciva ancora a vedere il Regno di Dio presente e operante in Gesù, ma in lui vedeva solo il taumaturgo. Il silenzio che Gesù impone ai demoni è l’inizio della strategia pedagogica di Gesù. Egli esige che si creda in Lui non "per sentito dire", ma per una comprensione personale su chi egli sia e sul perché parli e agisca così.
c. La preghiera di Gesù, è espressa con il verbo "prosèuchomai" (Mc 1,35; 6,46; 14, 32-42). In Mc 1,35 Gesù prega, ma le folle lo cercano perché è un taumaturgo, non perché in Lui vedono il testimone del Regno di Dio sulla terra. In Mc 6,46 Gesù ha appena compiuto il miracolo dei pani, sale sul monte a pregare (Giovanni dice che fu un modo per sottrarsi alle intenzioni della folla che volevano farlo re). In Mc 14,32-42 Gesù è nel Getsemani. Gesù, dunque, viene presentato in preghiera nei momenti difficili della sua vita.
d. I discepoli lo cercano (verbo greco "zetèin"). Marco adopera tale verbo quando vuole indicare una ricerca non corretta nei confronti di Gesù (cf Mc 3,32; 8,11.12; 11,18; 12,2; 14,1.11.55; 16,6). Questo spiega da una parte la necessità che Gesù ha di continuare a fare i "segni" e dall’altra il fatto che Gesù vada "altrove", rispetto a dove lo aspettavano.

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