Commento al Vangelo
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Gesù è la risposta alle nostre domande più profonde

La guarigione della suocera di Simone. La guarigione degli indemoniati. Gesù: guarisce e porta la salvezza

Parole chiave: Guarigione (4), Vagnelo (1), Chiesa (61)
Gesù è la risposta alle nostre domande più profonde

Mc 1,29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: "Tutti ti cercano!". Egli disse loro: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Tematica liturgica
Le domande di Giobbe (1° lettura: Gb 7,1-4.6-7) sono le domande di ogni uomo. Per il saggio orientale il vissuto è un susseguirsi di domande ("Non ha, forse, un duro lavoro l’uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli di un mercenario?) e di riflessioni sulla finitudine ("A me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate" / ("Se mi corico dico: Quando mi alzerò?" / "I miei giorni sono stati più veloci di una spola, sono finiti senza speranza" / ("Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene"). Le domande e le riflessioni dicono il profondo bisogno di significato che la vita richiede.
Come Gesù va incontro all’uomo che si pone tali interrogativi fa tali riflessioni? Dandogli la sicura speranza della vita, liberandolo dal male e dal maligno, aprendogli la mente e il cuore al dialogo con Dio Padre, ponendo la propria persona come modello di pensiero, atteggiamento e comportamento per tutti i suoi discepoli. Con parole più bibliche, Gesù manifesta all’uomo come il Regno sia presente nella storia dell’uomo attraverso la persona del Maestro che compie guarigioni, scaccia i demoni, prega e annuncia il vangelo (Mc 1,29-39). Nel vangelo, perciò, si trova la risposta (cfr Mc 1,29-39). Gesù rende il Regno vicino all’uomo, compiendo guarigioni, scacciando i demoni, pregando e annunciando la buona novella di Dio. Egli offre la possibilità di ricostruire il senso della vita a chiunque e di acquisire la fede che nasce dall’esperienza vissuta con Dio. Il senso della vita e la fede si coniugano e diventano speranza della vita oltre la vita e l’uomo si sente raggiunto dal progetto salvifico di Dio. Nel fine della petizione della Colletta propria, infatti, i credenti si percepiscono come "illuminati dalla speranza che ..... salva".

Dimensione letteraria
Il testo biblico inizia il racconto in questo modo: "E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni". Il testo biblico-liturgico, invece, recita in quest’altro modo: "In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni". Mentre il testo biblico evidenzia una azione corale compiuta da Gesù e dai suoi discepoli (cfr "usciti dalla sinagoga, andarono"), il testo biblico-liturgico preferisce far risaltare solo la persona del Maestro (cfr "uscito dalla sinagoga, subito andò"). Questa accentuazione pone in secondo piano il protagonismo di Pietro che, alla fine dell’episodio, va in cerca di Gesù per dirgli: "Tutti ti cercano". Poiché per la Liturgia la figura centrale è Gesù e il testo evangelico è scandito da tre elementi temporali: "subito" (Mc 1,29), "venuta la sera" (Mc 1,32) e "Al mattino presto" (Mc 1,35), il testo si può suddividere in tre parti: la guarigione della suocera di Pietro (Mc 1, 29-31), l’opera taumaturgica ed esorcistica di Gesù (Mc 1, 32-34), la sua predicazione in Galilea (Mc 1, 35-39).

Riflessione biblico-liturgica
a. La suocera di Pietro è oppressa dalla febbre, elemento considerato un castigo divino che preludeva la morte (Lv 26,16; Dt 28,22). La guarigione viene così descritta in greco: "Con la potenza della sua mano la fece risorgere" (la traduzione italiana è debole: "La fece alzare prendendola per mano"). Il verbo greco "egéirein" (sollevare, far alzare, far risorgere) è usato nel NT per indicare la risurrezione di Gesù (cfr Mc 14,28; 16,6; 1 Cor 15,4; At 3,15; 13,37). La guarigione della suocera di Pietro, dunque, viene presentata come prefigurazione della risurrezione escatologica. Per questo motivo l’amplificazione dell’invocazione della Colletta così prega: l’assemblea prega: "Nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio".
b. L’opera taumaturgica ed esorcistica che Gesù compie è prolungamento e amplificazione dell’opera salvifica compiuta a favore della suocera di Pietro (dalla malattia-morte alla vita). Questo comportamento di Gesù verso l’uomo sofferente e smarrito è ripreso dalla Colletta: "Perché sull’esempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore"
c. Quando Marco presenta Gesù che prega c’è sempre un episodio di incomprensione della folla nei confronti di Gesù. La gente cercava Gesù per ottenere guarigioni, senza comprendere che quei miracoli erano il "segno" della presenza del Regno di Dio in mezzo agli uomini.

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