Commento al Vangelo
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Domenica 21 maggio, commento di don Renato De Zan

 La solennità dell’Ascensione è teologicamente chiarita dalle due Collette della celebrazione. Nella petizione della Colletta della messa vigiliare si afferma che l’Ascensione è un modo diverso di Gesù di essere presente in mezzo ai suoi discepoli di ogni tempo. Nella causa della Colletta della messa del giorno, l’Ascensione rappresenta la certezza che la natura umana può essere collocata accanto a Dio

Domenica 21 maggio, commento di don Renato De Zan

21.05.2023. Ascensione, anno A

 

Mt 28,16-20

In quel tempo, 16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17 Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18 Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Ascensione: una presenza diversa di Gesù fra i suoi

 

Il Testo

 

1. Fatto salvo l’incipit liturgico (“In quel tempo”), il testo della pericope evangelica e della formula liturgica sono uguali. È relativamente facile cogliere i due momenti della formula. Prima si trova la parte narrativa (Mt 28,16-18a) che contiene l’indicazione geografica del luogo (“il” monte) e la reazione dei discepoli all’apparizione del Risorto. Essi manifestarono la loro fede e il loro momento di dubbio. Nella parte discorsiva (Mt 28,18-20), Gesù afferma la sua vittoria contro il Maligno e il male (“A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”). Segue il comando di missione (“Andate”) con l’illustrazione precisa dell’obiettivo della missione (“Fate discepoli tutti i popoli”) e l’indicazione dei mezzi (“Battezzandoli……insegnando loro”). Il testo si chiude con una promessa rassicurante: Gesù sarà con i suoi discepoli per sempre.

 

2. Il dubbio dei discepoli è espresso con lo stesso verbo (“distàzo”) che Gesù adopera per interrogare Pietro al lago di Tiberiade: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Si tratta di un dubbio che nasce da una situazione inusuale (camminare sulle acque agitate, vedere vivo uno che è stato visto morire). Non si tratta del dubbio metodico che non vuole ammettere la verità di niente. È, invece, un dubbio che spinge al superamento, non alla negazione. È il dubbio che guida alla ricerca.  

 

3. La promessa conclusiva di Gesù ha due valori. Il primo riguarda il dono della sicurezza in ciò che attende i discepoli. Si tratta di un’impresa immane: fare discepoli di Gesù tutti i popoli. Immane era anche il compito di Mosé: liberare gli schiavi Ebrei dal giogo dell’Egitto. A Mosè Dio promette: “Io sarò con te” (Es 3,12). Ai discepoli Gesù promette: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Con Mosè inizia il popolo di Dio, con i discepoli nasce il nuovo popolo di Dio. Il secondo valore riguarda il nome che si nasconde dietro l’espressione “io sono con voi”: Emmanuel significa “Dio con noi”.

 

L’Esegesi

 

1. L’espressione, apparentemente sorprendente, con cui Gesù inizia il suo discorso (“A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”) viene espressa da Paolo in termini più espliciti, ma non più facili (1Cor 15,25-27a): “È necessario infatti che egli (= Gesù) regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi”.    La seconda lettura odierna (Ef 1,17-23) afferma lo stesso concetto: “Tutto infatti egli (= Dio) ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose”: v. 22). Il potere di Gesù è sopra il Demonio, il Peccato e la Morte in quanto, con la sua morte e resurrezione, ne è risultato totalmente vincitore. Inoltre, il suo potere si estende agli uomini e, soprattutto, alla Chiesa in quanto questa è il corpo di Cristo nella storia ed egli è il suo capo.

 

2. Gesù accetta la fede sia di chi non ha dubbi sia di chi i dubbi, li ha (“Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono”). Ad ambedue queste categorie di persone il Risorto offre la chiamata alla missione. Questa missione ha un compito fondamentale: fare “discepoli” tutti i popoli attraverso due strumenti fondamentali. Il primo riguarda l’esperienza sacramentale (nella formula evangelica si fa cenno al Battesimo nel nome della Trinità) e il secondo riguarda la Parola (“insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”).

 

Il Contesto Liturgico

 

1. L’Ascensione dice che Gesù se ne va da questo mondo? Senz’altro esiste una “lontananza” o “distanza” tra noi, ancora immersi nella storia (dentro ai parametri del tempo e dello spazio), e Gesù Risorto che è già nell’escatologia (oltre il tempo e lo spazio). Questa “lontananza” o “distanza” - espressa dal mistero dell’Ascensione - viene superata dal fatto che i credenti esperimentano il Signore Risorto attraverso la Parola e il Sacramento, due realtà che hanno il potere di oltrepassare il tempo e raggiungere l’eternità. Questo dato fa comprendere come il sacramento non sia devozionismo e la lettura della Parola non sia un fatto nozionistico. Sono realtà che donano al credente la vita eterna già oggi.

 

2. La solennità dell’Ascensione, poi, è teologicamente chiarita dalle due Collette della celebrazione. Nella petizione della Colletta della messa vigiliare si afferma che l’Ascensione è un modo diverso di Gesù di essere presente in mezzo ai suoi discepoli di ogni tempo. Nella causa della Colletta della messa del giorno, l’Ascensione rappresenta la certezza che la natura umana può essere collocata accanto a Dio. La nostra speranza - che è certezza nell’attesa di una realtà sicura - consiste nel fatto anche noi, da risorti, saremo con Gesù.

 

3. Altri due significati sono racchiusi nella Liturgia della Parola. Nella prima lettura (At 1,1-11) i due uomini in bianche vesti dicono ai discepoli: “Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto salire in cielo”. Sappiamo da Lc 24,51 che Gesù è asceso al cielo “benedicente”. Così ritornerà. L’Ascensione è legata alla Parusia. Nel Vangelo odierno, infine, l’Ascensione appare come il confine dove inizia la missione evangelizzatrice e salvatrice della Chiesa.

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