Pordenone: lunedì 11 aprile al Vendramini Fiammetta Borsellino
Lunedì alle 20.30 incontro aperto al pubblico; nella mattinata incontro con gli studenti del Vendramini
Incontro con FIAMMETTA BORSELLINO
Lunedì 11 Aprile ore 20.30
Auditorium Vendramini
L’incontro è organizzato dall’Associazione Aladura e l’Istituto Vendramini
Cinquantasette giorni dopo la strage di Capaci dove vengono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca e tre agenti della scorta, il 19 Luglio 1992 viene ucciso il magistrato Paolo Borsellino, una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.
In quella tragica giornata Paolo Borsellino, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre.
Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendo il magistrato e cinque agenti della scorta.
Lunedì 11 Aprile alle 20.30 presso l’Auditorium Vendramini di Pordenone, per ricordare Paolo Borsellino a trenta anni da quella terribile data, l’Associazione Aladura e l’Istituto Vendramini propongono l’incontro testimonianza con la figlia Fiammetta Borsellino.
Ultima dei tre figli di Paolo Borsellino, Fiammetta aveva 19 anni all’epoca della strage. Successivamente si è laureata in giurisprudenza.
Ha lavorato per 17 anni presso l’Amministrazione comunale di Palermo occupandosi dell’attivazione di servizi per tutte le fasce deboli.
E’arrivata poi la decisione di lasciare il posto fisso per dedicarsi ad altro, soprattutto per testimoniare il valore della legalità agli studenti.
L’impegno faticoso e coraggioso di Fiammetta è molto importante, soprattutto perché “la ricerca della verità sull’assassinio di Paolo Borsellino – come scrive Enrico Deaglio nel libro Il vile agguato - implicava un contributo di onestà, che è stata soffocata. Difficile che si possa recuperare il tempo perduto, perché ormai quella stessa ricerca della verità è strettamente connessa con la ricerca delle ragioni della disonestà di chi doveva cercarla”.
Fiammetta non si stanca mai di portare avanti la sua testimonianza: “la lotta alla criminalità organizzata non ha cessato di esistere. Bisogna conoscere i percorsi, gli esempi, le idee, le buone prassi, dare una guida alle generazioni future. Anche le guerre pensavamo non potessero ritornare tra noi. Le organizzazioni criminali si adeguano ai nostri contesti. Dobbiamo dare un faro per il futuro ai giovani, alle forze dell’ordine, a ciascuna persona per liberarsi. Non si è ancora fatta luce su tanti delitti. Tante sono le menzogne. Un Paese che vive nella menzogna non ha futuro”.
Paolo Borsellino ci ricorda che non possiamo illuderci di cambiare il
mondo: ciò che conta è il nostro costante e faticoso impegno quotidiano a fare il bene, in ogni ambito della nostra vita e in base alle nostre singole forze. Così la nostra vita può diventare esempio per altre persone e il bene essere diffuso e condiviso.
Per questo motivo la testimonianza di Fiammetta Borsellino rimane preziosa e veritiera e ci invita ancora una volta a metterci in discussione e a domandarci se stiamo percorrendo la strada giusta. Alla fine noi siamo ciò che scegliamo di essere.
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