Pordenone
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Con Futura Factory nasce in Zona industriale Ponte Rosso il polo del lavoro inclusivo

Già impiegati 30 lavoratori di cui 14 con disabilità

Con Futura Factory nasce in Zona industriale Ponte Rosso il polo del lavoro inclusivo

E' stato inaugurato il polo di lavoro inclusivo per persone con disabilità e svantaggio sociale, Futura Factory, realizzato dalla Cooperativa sociale Futura all’interno della zona industriale Ponte Rosso di San Vito. “Occuparci oggi di come includere le persone con disabilità significa garantire il futuro di molti nel mercato del lavoro di domani”- spiega Gianluca Pavan, il presidente della coop sociale, il quale richiama l’attenzione su come la disabilità e la fragilità non siano un dato oggettivo, ma dipendano dal contesto. “Il limite esiste – dichiara Pavan  – ma non è posto dalla disabilità. I nostri sistemi misurano la performance in termini numerici e premiano la migliore efficienza”. Uno degli ambienti della factory é stata dedicata alla memoria di Alessandro Fabbro, responsabile di produzione e membro del consiglio di amministrazione, scomparso a 43 anni nella primavera del 2019 e il cui contributo è stato fondamentale per la crescita della cooperativa. Si tratta della compartimentazione realizzata all’interno del reparto di assemblaggio e che ha la funzione di creare un ambiente a temperatura controllata, con attrezzature ergonomiche, affinché anche le persone con scarsa mobilità o autonomia siano in grado di lavorare in condizioni di benessere. Futura Factory è dunque un progetto in cui il lavoro è lo strumento principale di inclusione e partecipazione alla vita collettiva; conta 30 lavoratori di cui 14 sono persone con disabilità e svantaggio. L’obiettivo è includere altre 10 persone nell’arco di 10 anni. Per raggiungere questo obiettivo la cooperativa ha dato vita a una campagna di raccolta fondi dal titolo “Io voglio lavorare… per una società più giusta” per finanziare gli interventi di accessibilità, sostenibilità ambientale e digitalizzazione necessari per consentire alle persone fragili di lavorare nel modo più autonomo possibile. Chiunque può sostenere il progetto, imprenditori, enti e privati cittadini, effettuando donazioni o affidando commesse di lavoro: “Le stesse aziende – conclude Pavan – possono farlo semplicemente scegliendoci come fornitori e stringendo una partenership con noi: insieme abbiamo l’occasione per creare un nuovo modo di considerare la ricchezza, non solo in termini economici, ma anche sociali”.

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