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Come si racconta la guerra?

Arturo Pérez-Reverte e Marco Aime ne parlano venerdì 22 marzo alle 20.45 nel Convento di San Francesco

Come si racconta la guerra?

Raccontare la guerra, gli abissi dell’uomo, essere testimone dell’indicibile è un mestiere complicato. Arturo Pérez-Reverte, il protagonista di Dedica 30, in corso a Pordenone fino a sabato 23 marzo, lo farà domani, venerdì 22 marzo, a Pordenone, con uno dei maggiori antropologi italiani, Marco Aime, nel corso dell’incontro in programma alle 20.45 nel convento di San Francesco, intitolato “Una penna di trincea”. Pérez Reverte ha fatto il giornalista spinto dalla curiosità nei confronti della condizione umana ed è poi diventato reporter di guerra (per 21 anni ha seguito i maggiori conflitti in ogni parte del mondo) ed è stato un giornalista che, con varie modalità espressive (siano esse televisione, fotografia, scrittura), ha attraversato l’umano, si è confrontato con modi e modelli diversi, ha incrociato distinti e a volte complementari punti di vista. Domani, con Aime, condurrà il pubblico in una riflessione sul significato di una notizia, tanto più se è relativa a un conflitto, e perché è così importante - ancora oggi nel tempo dell’informazione istantanea - saperla raccontare? Più volte sollecitato in questi giorni a manifestare le sue opinioni sulla guerra e le guerre, lo scrittore spganolo ha dichiarato che “normalmente la guerra si rappresenta in termini di buoni e cattivi, a seconda della parte in cui si sta, ma guardandola da vicino le differenze scompaiono, restano solo le povere persone che si combattono l'una contro l'altra, e dunque tra un soldato ventenne russo e un soldato ventenne ucraino che muoiono al fronte non c'è alcuna differenza" . A proposito del suo ultimo libro “Linea di fuoco” nel quale ha raccontato la cruenta guerra civile in Spagna ha affermato di averla narrata allontanandosi “dalle grandi idee che sono state già ampiamente elaborate, per avvicinarsi a esseri umani che combattono contro altri esseri umani, dove l'ideologia conta meno della sopravvivenza e dove le differenze tra buoni e cattivi non ci sono più". Ha anche aggiunto che "non c'è stato mai tanto pericolo per la democrazia nel mondo come negli ultimi vent'anni, perché il fallimento della politica tradizionale in America, come in Europa – queste le sue parole all’Ansa - sta portando a un riemergere di totalitarismi e populismi: gli elettori disincantati da politici corrotti e incapaci cercano riferimenti ed è facile che da ciò escano i nuovi Mussolini, Hitler e Stalin". Secondo Pérez-Reverte, "è tornata di nuovo questa minaccia, facilitata dalla stupidità e dalla mancanza di cultura delle persone, perché la cultura è l'unica difesa contro questa emergenza. E la cultura, in Europa come in America, viene al momento smantellata - ha aggiunto - quindi siamo sempre più indifesi. Non sono ottimista riguardo al futuro, ma ho una fortuna: non sarò qui per vederlo".
   

Fonte: Comunicato stampa
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