Pordenone
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Aladura proprone l'incontro con Lidia Maksymowicz sopravvissuta ad Auschwitz

Doppio appuntamento: lunedì 25 ore 9 al Verdi per i ragazzi delle scuole superiori e martedì 26 ore 20.30 in concattedrale San Marco a Pordenone

Aladura proprone l'incontro con  Lidia Maksymowicz sopravvissuta ad Auschwitz

Lidia Maksymowicz è una delle ultime bambine uscite vive dalla baracca frequentata dal dottor Mengele ad Auschwitz-Birkenau. Internata per tredici mesi quando aveva solo tre anni, la sua esperienza è diventata unica, irripetibile non solo per le vicende che l’hanno caratterizzata, ma anche e soprattutto per la lucida analisi e le riflessioni che proprio Lidia fa della sua vita, così crudele e al tempo stesso serena e con un comune denominatore: nessun sentimento di odio o di rivalsa.

 

"Tutti i bambini sapevano chi era Mengele e ne avevano terrore.

Considero una missione raccontare questa storia, lo devo a quelli che non ce l'hanno fatta e sono morti. Anche raccontandovi i dettagli, non potete però immaginare l'atmosfera del campo. Ho vissuto là tanti e tanti mesi e non capivo perché ero lì. Sono stata individuata subito come 'materiale' per il dottor Mengele. In quella baracca c'era tanti bambini messi su dei ripiani che fungevano da letti. Prima di arrivare là avevo già vissuto condizioni difficili vivendo nella foresta della Bielorussia. Lì, nella baracca succedevano cose terrificanti. Un odore terribile, non ci si poteva lavare, tantissimi insetti che riempivano le pareti e tutti noi. Topi e sporco dappertutto. L'impatto è stato difficilissimo e dovevo subito imparare i comandi della Kapò.

Partecipare agli appelli con il freddo e la fame è stato molto difficile. Per mangiare al mattino solo pane nero e acqua o un 'caffè'

fatto di erbacce. Io, quando entravano gli assistenti del dottor Mengele, per scegliere i bambini per gli esperimenti di quel giorno, mi facevo piccola, piccola e mi nascondevo sotto il più lontano ripiano. Ma non funzionava sempre. Ci mettevano gocce negli occhi e quel liquido ci faceva malissimo, ci veniva la febbre alta. Quando un bambino non tornava più, noi ci impossessavamo delle povere piccole cose. I laboratori di esperimenti erano vicino ai forni crematori. Venivano iniettati veleni a noi piccoli per vedere le reazioni e, quando qualcuno moriva, venivano fatte le autopsie sui piccoli corpi".

Appuntamenti: il 25 al Verdi ore 9 per le scuole e  martedì 26 Ottobre 2021 ore 20.30, Duomo San Marco di Pordenone per tutti

Aladura proprone l'incontro con Lidia Maksymowicz sopravvissuta ad Auschwitz
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