Abitare sociale, progetto per dare un tetto a tutti per aiutarli a ripartire
Ciriani: "L’obiettivo è promuovere l’autonomia". Nel 2019 inserite 84 famiglie
Dare un tetto agli ultimi, coloro che hanno perso casa e lavoro, e aiutarli a ricostruirsi una vita indipendente.
Sono gli obiettivi del piano "Abitare sociale" del Comune, presentato nei giorni scorsi. Nel 2019 il progetto ha inserito 84 nuclei familiari in 22 case di proprietà comunale e 135 persone in altre sistemazioni, mentre 155 sono state sostenute economicamente per le spese connesse all’alloggio. La maggior parte delle abitazioni è "secretata", e cioè a indirizzo anonimo per garantire la privacy e in certi casi anche la sicurezza, come gli appartamenti per le donne che hanno subìto violenza. L’Abitare sociale è guidato dal Comune capoluogo ma coinvolge tutto il territorio del cosiddetto ambito sociale formato da Pordenone, Porcia, Roveredo in Piano, Cordenons, San Quirino e Zoppola. Il piano è guidato da un pool - formato da servizi sociali comunali, cooperative e organizzazioni assistenziali - che coordina gli interventi e affianca i beneficiari anche dal punto di vista sociale, economico, psicologico e della gestione della casa. "L’obiettivo - dichiara il sindaco Alessandro Ciriani - non è l’assistenza permanente e fine a se stessa, ma accompagnare le persone all’autonomia, costruire con loro un progetto di vita per abbandonare la sistemazione abitativa pubblica e affrancarsi. I tanti milioni che investiamo nel sociale in numerose azioni mirate spesso non si vedono, magari fanno meno clamore di un’opera pubblica, ma sono fondamentali per garantire la coesione sociale e la civiltà di un territorio". "Gli appartamenti e le soluzioni abitative - spiega il vicesindaco Eligio Grizzo - sono ben distribuiti sul territorio e non concentrati in un unico luogo, come in passato. Ciò per evitare ghetti e, al contrario, fornire un aiuto concreto. Inoltre, abbiamo intercettato diversi finanziamenti europei per non pesare sulle casse comunali". L’investimento complessivo è di 547 mila euro. Al progetto hanno partecipato anche tre ditte locali - Meson’s cucine, mobilificio San Giacomo e Gamma Legno - che hanno donato gratuitamente e tempestivamente l’arredo completo per uno degli appartamenti. "Va rivolto - rimarca Ciriani - un grande grazie a queste aziende per la loro generosità e la virtuosa collaborazione tra pubblico e privato". Vista l’esigenza di proteggere la privacy di abitazioni e inquilini, dopo la presentazione del progetto è stato tagliato simbolicamente un nastro a una casetta di legno in miniatura. A costruirla è stato il falegname del Comune Paolo Pasut che, assieme agli operai comunali, ha provveduto al trasloco dei mobili nelle abitazioni.
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