Pordenone
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70 anni di televisione. Quando a Lascia e raddoppia c'era la Bolognani

Chi non si ricorda della concorrente pordenonese Paola Bolognani, la biondina che bucò subito gli schermi con la sua simpatia e freschezza? Bella e giovane, una ragazza acqua e sapone, buoni studi liceali, una memoria di ferro, un’enciclopedia vivente del mondo del calcio. Diventò un personaggio. Alla sua prima apparizione aveva 18 anni

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70 anni di televisione. Quando a Lascia e raddoppia c'era la Bolognani

SETTANT’ANNI DI TELEVISIONE: 1954 – 2024

LA STORIA VISSUTA DAL VERSANTE PORDENONESE

 

     Era diventata l’icona televisiva dei pordenonesi. I bar della città si affollavano di persone che non volevano far mancare il sostegno a Paola Bolognani, la campionessa di “Lascia o raddoppia?” il programma a quiz più amato dagli italiani. La trasmissione rappresentava il rito collettivo del giovedì sera di un Paese che voleva liberarsi rapidamente delle brutte storie di guerra. Gli avventori arrivavano nei locali portandosi le sedie da casa per occupare ogni spazio libero. Settant’anni fa, alle 11 del 3 gennaio 1954, il primo segnale Rai fece la sua comparsa sul piccolo schermo. Una tappa storica anche se in forte ritardo rispetto ad altre realtà. Ma erano pochi i privilegiati che potevano permettersi un televisore di proprietà, perché i primi apparecchi valevano più di cinque volte un discreto stipendio mensile, a cui doveva aggiungersi un canone molto costoso. Arrivarono così le prime trasmissioni sempre molto seguite, a partire nel 1956 dal popolare “Lascia e raddoppia?” condotto dal giovane Mike Bongiorno. E qui ci sta il colpo di fortuna di Pordenone.

     Chi non si ricorda della concorrente Paola Bolognani, la biondina che bucò subito gli schermi con la sua simpatia e freschezza? Bella e giovane, una ragazza acqua e sapone, buoni studi liceali, una memoria di ferro, un’enciclopedia vivente del mondo del calcio. Diventò un personaggio. Alla sua prima apparizione aveva 18 anni: era ancora minorenne perché a quei tempi la maggiore si conseguiva al compimento dei ventuno anni. Bolognani era imbattibile, tant’è che sbaragliò per numerose puntate i concorrenti nelle sfide all’ultima domanda. Semplice e disinvolta in argomenti considerati per soli maschi. Non sbagliava un colpo sui risultati delle partite e sulle formazioni delle squadre. Si ricordava persino i numeri di scarpa dei calciatori meno famosi. “Era straordinaria – scrisse Mike Bongiorno in un suo libro di ricordi – per come rispondeva con sicurezza alle varie domande. Vinse il premio finale ricordando tutti i nomi dei mediani del Bologna”. La concorrente riuscì a sbancare la Rai con un incasso di 128 gettoni d’oro, pari a 5 milioni e 128 mila lire. Tanta roba a quei tempi. Così, per molti mesi, Pordenone fu conosciuta ovunque come la Bolognani d’Italia, la città della “Leonessa”.

     Avrebbe potuto sfruttare alla grande la sua popolarità. Si concesse qualche comparsata al “Carosello”, il contenitore di pubblicità della Rai. Ottenne anche più di qualche articolo sulle pagine dei giornaloni nazionali. Ma da brava ragazza di provincia, Paola Bolognani ringraziò dell’opportunità e si chiuse nella sfera privata difendendo la sua privacy. In ogni occasione rispose: “Sono negata a qualsiasi ribalta, lasciatemi vivere tranquilla”. Si dedicò invece anima e corpo agli studi e alla cultura. Si laureò brillantemente in giurisprudenza e poi in scienze economiche. Si sposò con Giacomo Paolini, che seguì in Toscana dove maturò i vari passaggi di una brillante carriera nella scuola, fino a diventare preside di liceo. Fu anche corrispondente del giornale “Il Telegrafo” di Livorno. Con il passare del tempo, a Pordenone si persero le tracce di lei. Morì nel 2005 all’età di 67 anni.

     La televisione conquistò Pordenone anche sul versante imprenditoriale. Un aneddoto racconta che il successo di Paola Bolognani riuscì a influenzare anche Lino Zanussi. D’altronde, come avrebbe potuto disinteressarsene colui che era conosciuto ovunque come il re degli elettrodomestici? Comprese la portata rivoluzionaria del fenomeno, soprattutto per l’impatto economico che poteva avere sull’azienda, e incaricò i suoi collaboratori di elaborare alcuni progetti di sviluppo nel settore. Zanussi pensò di legare in maniera solida la produzione dei televisori con la commercializzazione, per sfruttare adeguatamente la rete capillare delle vendite e delle riparazioni di elettrodomestici: cucine, frigoriferi, lavatrici. Si consolidò così la diversificazione della Zanussi, con il marchio Rex che diventava ormai onnipresente. Con l’entrata nell’elettronica, cominciarono però anche le fasi tormentate per il colosso pordenonese, causate soprattutto dai comportamenti contraddittori dei Governi dell’epoca. Gli Anni ’70 (Lino Zanussi era già morto nell’incidente aereo) rappresentarono un periodo di grave crisi a causa di ritardi per lo sviluppo del settore. Soltanto nel 1977 la Rai avviò ufficialmente le trasmissioni a colori, che ormai erano ricevute clandestinamente dall’esterno, dopo l’estenuante braccio di ferro sul sistema da adottare: Secam o Pal? Ritardi imperdonabili che rallentarono la ricerca e gli investimenti. Per la Zanussi elettronica, che successivamente operò con il marchio Seleco, furono scritte tante pagine tristi, di crisi e di effimere riprese, tutte comprese nelle tappe di una storia di morte annunciata dell’industria italiana dei televisori.

 

                                                                                                                      Giuseppe Ragogna

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