Montereale Valcellina, quarantena a e disabilità
Le difficoltà quotidiane di situazioni già complesse amplificate dalla obbligatoria permanenza tra le quattro mura domestiche. Alcuni casi
In questi giorni in cui tutti, sanitari, politici, amministratori, cittadini, abbiamo dovuto affrontare a causa del coronavirus, situazioni nuove, a volte pesanti, è mancata, almeno nei primi tempi, un’attenzione alle famiglie con figli con disabilità fisica e o mentale. Sono stati chiusi i centri diurni abilitati e sospeso l’accompagnamento dei volontari, per cui l’assistenza ricade completamente sulle famiglie. A Montereale, abbiamo intervistato due mamme con tali problematiche per sentire come stanno vivendo queste giornate. Dalle loro risposte si coglie grande coraggio, amore, positività. Dice la mamma di Dori: “Appena ho percepito la possibilità di rischio contagio, l’ho tenuta subito a casa. Ora il Centro Diurno “Il Melo” di Maniago Sud Ferrovia, che frequentava, è stato chiuso e so che alcune famiglie vivono situazioni pesanti, per le quali si sta cercando una soluzione. Dori per fortuna è buona, tre volte la settimana vengono le operatrici OSS delle ACLI a lavarla e cambiarla. Le manca tanto il Centro, la sua seconda casa, chiama sempre i nomi dei compagni e quello dell’autista del pulmino. Sarà perché da tempo sono abituata alla sua disabilità, sarà perché in questo periodo mi sento bene fisicamente, la situazione non mi pesa particolarmente, ho anche l’aiuto di un fratello. Stanno peggio le famiglie con figli autistici, in poco tempo perdono tutto il lavoro fatto”.
Abbiamo sentito al telefono anche la mamma di Alain che fa parte della squadra di hockey “Friul Falcon”. “L’attività sportiva è sospesa, come pure l’accompagnamento dell’assistente. Ho solo l’aiuto delle operatrici socio sanitarie, una volta la settimana. Adesso non sono sola, c’è anche mio marito che a causa del virus, è a casa dal lavoro. Possiamo dire che noi siamo abituati da tempo a questi arresti domiciliari, già prima mi muovevo poco, per cui non è cambiato moltissimo. Stiamo evitando ogni contatto, anche quello con il nipotino. Per fortuna abbiamo un cortile in cui Alain può uscire a prendere una boccata d’aria. Da anni ho imparato a vivere giorno per giorno… “
Anche in un’altra famiglia la situazione in questo periodo è diventata più pesante: un figlio in Casa di Riposo che non possono andare a trovare, un figlio che frequentava il San Mauro di Maniago, a casa perché il Centro è chiuso, l’altro figlio a casa dal lavoro. “Non è facile, dice il papà, sono solo io che mi muovo per le commissioni, perché anche mia moglie ha dei problemi”. “Siamo rinchiusi come in prigione, dice Alessio, ma portiamo pazienza”.
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