Azzano Decimo, festeggiati i 40 anni di Casa Emmaus
Evoluzione del percorso avviato da don Galiano Lenardon
E' molto intenso e variegato il cammino di don Galiano Lenardon che, come lui stesso ricorda, nel 1983 era arrivato finalmente, dopo varie traversie, alla stesura dello statuto Ce.Di.S., uno specifico programma terapeutico per tossicodipendenti. Era stato troppo spesso testimone dello sfacelo di persone che avevano cercato rifugio nelle sostanze stupefacenti lui che aveva sempre desiderato il meglio per ogni essere umano; e coltivava soprattutto un sogno: più che recuperare persone finite sulla strada o in carcere, desiderava arrivare "prima" che fossero travolte e distrutte per orientarle e sostenerle. Intanto apriva nella Casa Santa Maria di Azzanello la Comunità terapeutica. Successivamente sarebbe approdato con i suoi amici in altre case sparse sul territorio nel Pordenonese. Un progetto di vita che si è dilatato nel corso di quasi un ventennio. Ed ecco che nel 2002, chiuso il percorso della Comunità di recupero, don Galiano è approdato nella casa di Via Saccon, già dimora della grande famiglia Del Bel Belluz: qui ha preso vita la seconda fase del cammino, che sarebbe stato ispirato alla vicenda di Emmaus, da cui la denominazione della nuova casa, appunto con Gesù come compagno di viaggio: un percorso nuovo, condiviso con amici, che ha rappresentato l’evoluzione del primo. Si trattava ora di aiutare le persone in condizione di bisogno fornendo loro i beni di primaria necessità, quali cibo e vestiti, come pure il materiale necessario per l’uso quotidiano in famiglia.
Don Galiano ha perseguito questi progetti con fede e determinazione, nella certezza che il Signore ha continuato a camminare con lui e con i suoi compagni di viaggio, con i quali ha dato luogo alla Compagnia di Emmaus.
Egli stesso racconta che "nelle nostre case sono state accolte tante persone che avevano bisogno di dare un senso alla vita, di ritrovare la luce e la fede in se stesse e in Dio; e insieme a loro volontari, genitori, giovani. Abbiamo cercato di mantenere i rapporti con i Servizi Sociali, con i quali ancora cooperiamo per accogliere persone in difficoltà, ma non in situazioni complesse. La nostra Associazione è sempre disponibile, nei limiti del possibile, per richieste di aiuti vari".
E pertanto i Compagni di Emmaus sono ancora in prima linea, come già nella prima metà del percorso, divulgando e trasmettendo la certezza che Gesù è il loro compagno di viaggio in assoluto, come avvenne per i discepoli di Emmaus, dei quali troviamo il racconto nel Vangelo. E’ la storia di chi, trovandosi smarrito, ha potuto ritrovare il senso della vita appunto nell’incontro con il progetto di vita e le opere di don Galiano.
Citiamo i principi fondanti del percorso suo e di coloro che lo condividono: camminare insieme, perchè da soli non si costruisce; sulle orme di Gesù, perché è necessario seguire un percorso e avere una meta; sulla via di Betlemme, nella povertà come Gesù, quindi nella semplicità; sulla via di Nazareth, nell’operosità; sulla via di Betania, con l’ospitalità, la festa, la gioia della condivisione; in contemplazione e azione fraterna con l’Ora et Labora (la contemplazione è il nutrimento dello Spirito, il lavoro è la concretizzazione); nella Chiesa e con la Chiesa come identità di percorso e punto di riferimento.
E’ indispensabile l’orientamento costante che ha permesso a un progetto di vita di continuare a vivere e a costruire recuperando beni che ad altri non servono più, trasformando in risorse le cose che verrebbero scartate.
Con questa attività vera e propria, ossia con questa missione, don Galiano porta avanti il valore dell’Amore, della Comunità e dell’Accoglienza, perchè tutti sono benvenuti in Casa Emmaus quale punto di riferimento. A Casa Emmaus le "pietre di scarto" si trasformano in beni preziosi.
E così il sogno sostenibile di don Galiano si realizza ogni giorno grazie a un armonico lavoro di squadra: l’insieme dei volontari che lavorano con lui e tutte le persone che sono legate a questa grande storia.
Il quarantesimo anno si celebra per fare festa insieme e quindi per rendere onore a quanto è stato costruito in unità di intenti e per gioire insieme e condividerne il significato.
Intanto si prepara per il 28 maggio la trentacinquesima festa del Grazie perché insieme sono state realizzate cose grandiose. Sono previste manifestazioni varie, in programma per l’anno in corso, appunto l’anno del quarantennio.
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