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Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani 18-25 gennaio

Il riferimento biblico della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, 18 - 25 gennaio 2021, è riassunto in questa felice espressione: "Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto" (cfr. Gv 15,5-9)

Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani 18-25 gennaio

Il riferimento biblico della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, 18 - 25 gennaio 2021, è riassunto in questa felice espressione: "Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto" (cfr. Gv 15,5-9), che raccoglie la risposta di Gesù alla situazione nella quale stavano entrando i suoi discepoli. I giorni della sua vita terrena erano ormai contati ma era il modo con cui egli se ne stava andando che avrebbe sollevato non pochi problemi ai discepoli. Nessuno segue volentieri uno che promette mari e monti e poi finisce sulla croce! E allora? Prima di addentrarci nella risposta di Gesù, bisognerà fare una considerazione, quasi ovvia.
Come mai questa scelta, quest’anno? È evidente che ci si è orientati attorno a questo riferimento perché l’umanità sta passando un momento difficile ed estremamente delicato per la pandemia in corso ed anche le chiese vengono interpellate, da esse ci si attende una parola di conforto, un orientamento da considerare, una testimonianza da incontrare. Questa espressione, che ben riassume il discorso testamentario di Gesù, è come una finestra che si apre, una luce che entra nel dramma che tutti viviamo, la fiducia nel futuro che non viene meno, per molti una speranza che ritorna a bussare alla consapevolezza di sé, alla riflessione culturale dei vari popoli e delle varie religioni.
Ci sono le questioni sanitarie ed economiche da affrontare, ma c’è un oltre da considerare con attenzione. L’albero delle nostre sicurezze è stato tremendamente scosso, lasciando sul terreno molte foglie, rami e frutti dispersi. Che cosa è rimasto di questo albero? Ecco la domanda. Ed ecco la ricerca di individuare che, fra le tante cose disperse, alcune non sono così importanti mentre altre vanno tenute care, riconsiderate. Non basta mettere un cartello fuori dalla propria casa, personale e sociale, con su scritto "Qui tutto crolla", va cercato nel proprio animo, nelle relazioni famigliari e sociali, nella cultura di un popolo, la possibile via d’uscita, la capacità di poter di nuovo scrivere e dire "Da qui si può ripartire".
Dal Vangelo ecco la proposta che le chiese, tutte le chiese, sono chiamate a considerare, convinte che il loro apporto saprà incrociare altri piani ma è sul piano del Vangelo che va collocato. Attorno al Vangelo le chiese potranno ritrovarsi, ripartire e non perdendo la memoria di quanto proposto, ad opera fatta. Torna la salute, tornano gli scambi commerciali, l’economia riprende a funzionare, e allora tutto va bene? Non è rimanendo ai piedi dell’albero che riusciremo a ristabilire la sua freschezza, ma guardandolo da vicino, perdendoci fra i rami se necessario, scoprendo quale sia il segreto della sua effettiva vitalità.
Qui le chiese dovrebbero sapersi ritrovare, in quel lungo discorso del testamento di Gesù, che parte dal cenacolo (lavanda di piedi e istituzione dell’Eucaristia) e torna al cenacolo (discesa dello Spirito santo, a Pentecoste), passando dalla Croce. Senza darsi troppo pensiero di curare le loro particolarità, mettendo insieme quanto di specifico le singole chiese hanno saputo custodire, come Maria a Betlemme e sotto la Croce. Lo chiede la loro missione di annunciare con coraggio e gioia il Vangelo del Signore Gesù, in tutte le situazioni della vita e in tutte le latitudini, lo attende un mondo lacerato che in varie forme, alcune evidenti e altre tenute nascoste a proposito, invoca unità e pace.
don Giosuè Tosoni
delegato per l’ecumenismo
e il dialogo interreligioso

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