Costume e Società
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La settimana dei due alberi

La settimana che si apre con la domenica delle Paleme e ci accompagna alla Santa Pasqua può essere definita la settimana dei due alberi: l'ulivo da una parte, la croce dall'altra. Sono tanti i riferimenti che incontriamo nella tradizione e non solo a questi elementi.

Ed eccoci alla Setimana Santa, nel segno di due alberi, l’Ulivo e la Croce. Questa domenica portiamo a casa un ramoscello di ulivo e lo conserviamo come segno di benedizione e di pace. E nel segno dell’olio dell’ulivo inizia il triduo santo, il giovedì.
In mattinata nelle parrocchie non c’è alcuna celebrazione perché tutti i preti, in segno di unità, parteciperanno in concattedrale alla solenne benedizione degli oli che, portati in ogni parrocchia, saranno segno di appartenenza a Cristo (che, tradotto, significa Unto, Consacrato).
Proprio in quest’inizio di primavera, l’ulivo con la luna nuova si fa frondoso e la liturgia lo mette in evidenza.
La solenne liturgia del giovedì mattina inizia con un antico canto gregoriano: "O Redemptor sume carmem", l’inno che celebra l’olivo e l’olio, alimento salutare, unguento che risana e "consacra i re, i profeti e i sacerdoti".
La ricercatrice Chaterine Breton ha scoperto che questa pianta è presente già nei miti della preistoria e nella poesia. Nelle civiltà antiche, oltre a essere segno di pace è segno di forza, di vittoria e di onore. La magnificenza dell’olivo è cantata dai poeti dell’Antico Testamento. Nelle loro metafore l’ulivo simboleggia salvezza, prosperità. Il salmo 128, nell’esaltare l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie, dice che "la sua sposa è come vite feconda nell’intimità della sua casa, i suoi figli come virgulti di ulivo intorno alla sua mensa". Il profeta Osea canta la forza e la bellezza dell’ulivo che "sarà come rugiada per Israele, esso fiorirà come un giglio, metterà radici come il cedro del Libano e si espanderanno i suoi germogli, avrà la bellezza dell’ulivo, alti dieci cubiti e la fragranza del Libano".
Nella descrizione che nel primo libro dei Re viene data del Santo dei Santi del tempio di Gerusalemme, si precisa che "Salomone nella cella fece due cherubini di legno d’ulivo, alti dieci cubiti, fece la porta di legno con battenti di legno di legno d’ulivo. Lo stesso procedimento adottò per la porta della navata che aveva stipiti di legno d’ulivo.
Quando si volle rendere onore a Giuditta, la si incoronò di rami d’ulivo ed ella precedette il popolo guidando le donne (di Giuditta sono circa settanta le citazioni che se ne fanno nella Bibbia). Lo stesso nome di Gesù, "Christo" vuol dire "unto".
Omero nei suoi poemi citò più volte l’olivo: lo assunse come di pace e di vita. Era d’olivo il gigantesco tronco per mezzo del quale Polifemo venne accecato da Ulisse e dai suoi compagni. Il re di Itaca costruì per sé e per Penelope il letto nuziale nel tronco stesso di una possente pianta d’olivo simbolo di un’unione salda e duratura.
A conferma della millenaria storia dell’ulivo ricordiamo come la tradizione ponga di fronte a Gerusalemme il "Monte degli ulivi".
Nell’antica Grecia era considerato una pianta sacra al punto che chiunque fosse sorpreso a danneggiarlo veniva punito con l’esilio. Alle stesse Olimpiadi ai vincitori venivano offerti una corona di rami d’olivo e un’ampolla d’olio. Ad Atene esisteva un ulivo centenario che era ritenuto il primo albero del mondo, nato dalla lancia della stessa Atena e per questo sacro e protetto da guardie.
La sibologia dell’ulivo si trova anche nei Vangeli. Gesù entra nella città Santa, accolto festosamente dalla folla che agita foglie di palma e ramoscelli d’ulivo. Nell’orto degli ulivi Gesù trascorse le ultime ore prima della Passione.
Un posto di riguardo ha l’olivo nella tradizione ebraica. Secondo una leggenda, citata anche nella Genesi, prima di morire Adamo inviò il figlio Seth a chiedere ai cherubini tre semi dell’albero della Conoscenza del Bene e del Male. Seth tornò con quanto chiesto e quando il padre morì piantò sulla sua tomba i tre semi dai quali nacquero un cipresso, un cedro e, appunto, un olivo.
Nella religione cristiana la pianta di olivo ricopre molte simbologie. Dal ritorno della colomba liberata da Noè all’arca con un ramoscello d’olivo nel becco, esso assunse un duplice significato: segno di rigenerazione perché, dopo la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a fiorire, diventò anche simbolo di pace perché attestava la fine del castigo di Dio e la riconciliazione di Dio con gli uomini.
Ambedue i simboli sono celebrati nella festa cristiana delle Palme dove l’olivo sta a rappresentare il Cristo stesso che attraverso il suo sacrificio diventa strumento di riconciliazione e di pace per l’intera umanità.
Per questo, in occasione del suo viaggio nella terra di Gesù, il Papa San Giovanni Paolo II, sul monte delle beatitudini che domina il lago di Tiberiade, nel corso di un incontro di preghiera con i rappresentanti delle altre religioni, ha piantumato un ramoscello di ulivo, che, a quanto risulta, cresce di anno in anno accudito a turno da cristiani, ebrei e palestinesi.
Il 20 giugno 2014, invitati dal Papa Francesco, si sono incontrati a Roma Abu Mazen, rappresentantete dei palestinesi e il presidente Shimon Perez. Dopo aver pregato assieme per la pace in Palestina e nel mondo, si sono scambiati (fatto clamoroso) una stretta di mano. Poi, armati di vanga, hanno piantato assieme un alberello di ulivo. E, chi l’avrebbe mai detto, da quel giorno a Gerusalemme le cose stanno cambiando. In meglio.
Che sia di buon auspicio per tutti in questa Santa Settimana.

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