Per comprendere l'Istruzione della congregazione per il Clero"
Il recente documento della Congregazione per il clero nasce dalla coscienza che la parrocchia non è una realtà sorpassata. Al contrario, essa risulta "un’istituzione imprescindibile per l’incontro e la relazione viva con Cristo e con i fratelli nella fede"
Un pastoralista dell’epoca dei brontosauri affermava che la vita di un cristiano è come un albero. I suoi rami devono allargarsi per cercare la luce del sole e per ricevere la pioggia, altrimenti la pianta soffre di rachitismo. Ma le sue radici devono essere solidamente agganciate al terreno per riceverne gli umori.
Nella recente storia della Chiesa c’è stato un momento in cui si riteneva che il futuro della comunità cristiana fossero i movimenti e le associazioni perché offrivano relazioni più vaste della propria parrocchia, aprivano al respiro della Chiesa diocesana, italiana, di tutto il mondo.
Col passare degli anni, tuttavia, si è fatto sempre più avvertire anche il ruolo della parrocchia, con la possibilità che offre di radicarsi nel territorio, lì dove si abita, si mette su famiglia, si allacciano rapporti…
Il recente documento della Congregazione per il clero nasce dalla coscienza che la parrocchia non è una realtà sorpassata, da mettere in soffitta perché inutile. Al contrario, essa risulta "un’istituzione imprescindibile per l’incontro e la relazione viva con Cristo e con i fratelli nella fede". Tuttavia, essa deve "costantemente confrontarsi con i cambiamenti in atto nella cultura odierna e nell’esistenza delle persone" per poter "esplorare con creatività vie e strumenti nuovi, che le consentano di essere all’altezza del suo compito primario, cioè essere il centro propulsore dell’evangelizzazione" (n. 122).
In queste poche righe si trova la chiave di questa Istruzione piuttosto lunga (ben 124 numeri!) e dal titolo decisamente chilometrico ("La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa") .
Si parte dalla riflessione del Vaticano II sulla Chiesa, ci si lascia guidare da alcune parole significative dei papi recenti (in particolare di Francesco e di Paolo VI), si fa tesoro dell’esperienza delle Chiese particolari, delle vie nuove da esse cercate per riorganizzare la forma di affidamento della cura pastorale delle comunità parrocchiali, e si tenta una sintesi che, per essere concreta, deve connettersi con il Codice di Diritto Canonico.
Basta scorrere le citazioni per accorgersi che, nella parte più "casistica" e descrittiva del documento le citazioni del Codice sono molto numerose. Ma, si badi bene, quest’ultimo non è utilizzato come una camicia di forza, ma come una risorsa che, sono parole di papa Francesco, "ci dà tante , tante possibilità, tanta libertà" per "cercare strade nuove" ossia "cercare la strada perché il vangelo sia annunciato".
Ecco dunque il pregio maggiore dell’Istruzione che ci dona il respiro della Chiesa universale. Essa segna un punto di arrivo e traccia la possibilità di molte partenze.
Per ovvie ragioni non la si può valutare riferendosi solo al percorso della Chiesa italiana. Questa, in effetti, nella nota pastorale del 2004 ("Il volto missionario delle Parrocchie in un mondo che cambia") aveva già anticipato molti degli Orientamenti che ora costituiscono un punto fermo.
Nello stesso tempo, però, il processo di rinnovamento deve essere continuato: urge una "conversione pastorale". Una "santa inquietudine", un "dinamismo" nuovo, un "incontro fecondo e creativo" devono contribuire a rendere più concrete le scelte compiute, a calarle nella realtà multiforme delle Chiese locali.
Se, inevitabilmente, ci possono essere stati anche sbagli (qua e là li si fa intravvedere) essi sono utili per proseguire il cammino, con saggezza ed audacia.
don Roberto Laurita
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