“La scelta” giovedì a Cinemazero
La proiezione tra le anteprime del Pordenone Docs Fest racconta con oltre 10 anni di riprese il movimento No Tav il 9 marzo alle 20.45 a Cinemazero, intervengono il regista Carlo Bachschmidt e il direttore della fotografia Stefano Barabino
Che cosa vogliono i No TAV? Fermare la costruzione della linea ad alta velocità Torino - Lione non sembra esaurire il senso della loro scelta. A raccontare la loro lotta, i processi, il carcere, la guerra, è "La scelta" di Carlo Bachschmidt, che ha ottenuto grande riscontro alla prima all’ultimo Torino Film Festival. Il film è in programma giovedì 9 marzo alle 20:45 a Cinemazero, nell'ambito delle anteprime della XVI edizione del Pordenone Docs Fest. Le voci del documentario. Saranno presenti il regista e il direttore della fotografia Stefano Barabino, anche produttori del film, assieme a Michele Ruvioli, che ha curato suono e montaggio.
Per dieci anni, gli autori hanno ricercato le ragioni profonde che muovono i protagonisti del movimento No Tav a portare avanti un’azione di resistenza, sapendo che la “vittoria” sul campo è lontana, e forse impossibile. In un racconto corale, sono disposti a pagare le conseguenze della loro scelta, a confrontandosi con la repressione, il carcere, persino la morte.
«Forza, coraggio e gioia!»: questo è l'invito che Luca Abbà rivolge ai suoi compagni riuniti in assemblea. È rimasto gravemente ferito mentre tentava di rallentare l'apertura del cantiere al quale il movimento No TAV si oppone. Emanuela, la sua compagna, legge la lettera che Luca ha scritto dall’ospedale, dove si sta lentamente riprendendo. Alcuni attivisti, tra i quali Marisa, Nicoletta e Paolo, tentano di disturbare i lavori del cantiere e di abbatterne le reti. Di notte, in piccoli gruppi, riescono a entrare e danneggiare alcuni mezzi, ma il cantiere è molto grande ed è considerato dallo Stato un'opera strategica. I lavori procedono, il cantiere cresce. Il movimento prova a sostenere un partito politico che si dichiara No TAV, Nicoletta richiama la necessità di mantenere autonomia nella lotta. Arrivano i processi, i pubblici ministeri raccontano il movimento dal punto di vista dello Stato e chiedono pene importanti per gli imputati. Passano alcuni anni, Luca ed Emanuela hanno un figlio. Davide, un militante no TAV, è tornato dalla Siria dove ha combattuto nella rivoluzione del Rojava. La guerra lo ha posto di fronte a dilemmi laceranti: sia combattere che non combattere sono due scelte sbagliate. Il tentativo di fermare la costruzione dell'opera per via istituzionale è ormai fallito: in assemblea Luca invita i compagni a prenderne atto, è in semilibertà e deve rientrare in carcere ogni sera. Mentre racconta di essersi lasciato con Emanuela, riconosce che «sta all'individuo soltanto la ricerca della propria felicità». La lotta sulle reti del cantiere prosegue. Nicoletta viene arrestata e suo marito Silvano scende in paese per partecipare alla manifestazione in sua solidarietà.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento