1 Settembre 1939: scoppiava la Seconda Guerra Mondiale
Il primo settembre del 1939, con l’invasione tedesca della Polonia, ebbe inizio la seconda guerra mondiale: causò la morte di 50 milioni di persone e ne ferì, nella mente e nel corpo, molte di più.
l primo settembre del 1939, con l’invasione tedesca della Polonia, ebbe inizio la seconda guerra mondiale, protrattasi per sei lunghi anni, uno dei più tragici eventi che abbia coinvolto l’umanità.
Essa causò la morte di 50 milioni di persone e ne ferì, nella mente e nel corpo, altre centinaia di milioni, devastando materialmente gran parte dei Paesi civili. Di questa guerra si è avuta una percezione soprattutto ideologica: è stata considerata una guerra tra il bene e il male, tra la civiltà e la barbarie, un principio che vale anche per la visione del mondo della concezione hitleriana. E’ stata una interpretazione che ha nascosto i tratti di fondo del conflitto, la sua vera natura storico-politica come la conquista dell’egemonia in Europa, nella quale la Germania si era impegnata, sin dagli anni 80-90 dell’800, con convinta volontà di primato e non aveva esitato, nel 1914, a dar fuoco alle polveri.
La seconda guerra mondiale fu l’ultimo atto di questa antica contesa europea, sullo sfondo di un panorama tutto nuovo quale era quello dei totalitarismi, in cui il nazismo immise una virulenza inaudita nell’attacco a quello che definiva l’imperialismo anglo-francese. Una analoga spinta ideologica si manifestò sul fronte democratico-liberale, il quale, assediato, negli anni 20-30 del ’900, dalle pretese germaniche, aveva subito crisi profonde e sconfitte. Ma, quando nel giugno del 1941, denunciato il Patto Ribbentropp-Molotov, la Germania invase la Russia, contro le forze dell’Asse si impose un’alleanza di forze ideologicamente antagoniste: da una parte la Russia Sovietica, dall’altra le democrazie occidentali e, dal dicembre, gli Stati Uniti d’America. Nessuna meraviglia, quindi, può sorprenderci se, cessate le ostilità, lo schieramento alleato andasse in frantumi e l’unità militare cedesse il passo alle divisioni della guerra fredda. Guardando il lungo periodo, si può dire che la seconda guerra mondiale abbia realizzato, in notevolissima misura, l’aspirazione dell’ideale democratico-liberale. Ma essa aveva scosso, in profondità, le coscienze degli europei per la troppo lunga e intensa serie di orrori e di lutti che colpì il Continente: bombardamenti aerei di terrificante distruttività, rappresaglie, fame, assenza prolungata di ogni comodità di vita. Tutto ciò non è rimasto senza effetto e ha radicato nell’inconscio del Continente un rifiuto assoluto della violenza e della morte. Dal 1945 l’Europa è pacifista, non nel senso movimentista, che il termine ha finito per assumere, ma nella accezione, assai più pregnante, del rifiuto della forza e del conflitto armato.
Angelo Luminoso
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