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Un anno dopo il primo lockdown il Paese scivola in Zona Rossa

Vaccini, nuovo piano, ma resta il nodo degli approvvigionamenti

Un anno dopo il primo lockdown il Paese scivola in Zona Rossa

Un anno dopo il primo lockdown, l’Italia scivola con preoccupante velocità verso una nuova importante stretta.
Quando i lettori avranno in mano questa edizione de Il Popolo (andata in stampa alle ore 15 di martedì 9 marzo) è possibile che sia stata già definita la classificazione in zona rossa per tutto il Friuli Venezia Giulia, cosa che - in base ai dati noti mentre il settimanale si scrive - appare quanto mai probabile.
Sarebbe, nei fatti, un nuovo lockdown seppure con misure meno stringenti di quelle subite e conosciute nel marzo dello scorso anno.
Scuole chiuse con la didattica a distanza applicata ad ogni ordine e grado, chiusi i bar e i ristoranti, ma anche i negozi ad eccezione di quegliesercizi ritenuti essenziali, come supermercati, farmacie, edicole ed altri, che non avevano abbassato le saracinesche nemmeno un anno fa.
Restano comunque aperte le attività produttive, senza dover guardare - come avveniva dodici mesi or sono - al codice ateco di appartenenza.
A preoccupare, e a far precipitare la situazione, è stata l’incidenza di casi di contagio dovuti, a quanto pare, alle nuove varianti del virus.
Grazie a queste mutazioni, il virus parrebbe aver raggiunto una capacità di diffusione maggiore, riuscendo a colpire di più - di quanto riuscisse in passato - anche le fasce di età più usto sottolineare che a questa maggiore contagiosità non corrisponde - o non sembrerebbe corrispondere - una maggiore pericolosità di per sè. Ma diffondendosi più facilemente, il virus raggiunge più persone e quindi crescono le opportunità per colpire in modo pesante, anche letale.
La curva dei contagi, in tutto il Paese, è tornata quindi a salire e con essa è tornata ad aumentare in modo preoccupante la pressione sulle strutture sanitarie.
Siamo quindi nel pieno della terza ondata, da qui la necessità di assumere quei provvedimenti volti a limitare i danni.
Il Governo Draghi ha scelto di confermare il sistema delle colorazioni delle diverse regioni (giallo, arancione, rosso) sulla base del livello di rischio, lasciando comunque la possibilità agli enti locali di definire provvedimenti più restrittivi ad aree limitate del territorio.
Tra le novità, il passaggio automatico in zona rossa quando vi sono 250 casi di nuove positività settimanali in un area di 100 mila abitanti. E proprio questa sforamento potrebbe determinare il passaggio in rosso del Friui Venezia Giulia.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, nel ringraziare gli italiani per la pazienza e la collaborazione, nei giorni ha assicurato che questi saranno in qualche modo gli ultimi sforzi richiesti. Bisogna - in altri termini - resistere ancora un paio di mesi, che si preannunciano non semplici, per poter davvero vedere la luce che comunque in fondo al tunnel si percepisce.

Vaccini

Molto dipenderà dal nuovo piano vaccini che il Governo si appresta a varare.
Draghi ha cambiato i vertici della struttura commissariale per l’emergenza: il Generale degli Alpini, Figliuolo, ha sostituito Arcuri. Mentre nuovo capo della Protezione civile è stato nominato Fabrizio Curcio che ha preso il posto di Angelo Borrelli.
Una nuova organizzazione che dovrebbe, nei piani di Draghi e del Governo, determinare il tanto atteso cambio di passo, anche se probabilmente molto dipenderà dall’approvvigionamento delle dosi vaccinali che, nel primo trimestre, non è stato quello atteso e previsto dai contratti sottoscritti dall’Unione Europea con le case produttrici.
Nuovi vaccini (come quello realizzato da Johnson & Johnson e, chissà, magari anche il russo Sputnik) e nuove previsioni (la possibilità di somministrare il vaccino AstraZeneca agli ultra65enni) potranno venire in soccorso.
Il Ministro della Salute, Speranza, ha garantito che entro fine estate chi lo vorrà potrà ricevere il vaccino.
Sarebbe un bel risultato. Auguriamoci che le persone più fragili lo possano ricevere il prima possibile.

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