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Torna forte la pressione sul sistema sanitario

Il Genarale Figliuolo presenta il nuovo piano vaccini, ma scoppia il caso Astra Zeneca

Torna forte la pressione sul sistema sanitario

Da lunedì 15 marzo è di fatto partito un nuovo lockdown nel Paese, con la collocazione di quasi tutte le regioni in zona rossa, compresi il Veneto e il Friuli Venezia Giulia.
Le regole sono meno stringenti di quelle conosciute ed applicate un anno fa, ma tra negozi, bar e ristoranti chiusi e con l’attività scolastica di ogni ordine e grado consentita solo a distanza, davvero si può dire che il Paese è tornato a fermarsi.
Una decisione sofferta da parte del Governo, ma ritenuta necessaria per piegare una curva dei contagi in pericolosa crescita.
Ad influire sarebbero soprattutto le famigerate varianti che ormai però sembrano essere divenute le forme prevalenti del coronavirus anche in Italia. Da quanto è emerso, ora il virus si trasmetterebbe con maggior facilità e sembrerebbe coinvolgere maggiormente le fasce più giovani rispetto a un tempo. Tuttavia non sembrerebbe più aggressivo, almeno nelle sue manifestazioni cliniche. Il problema è che, colpendo più persone, aumentano di conseguenza anche le possibilità che vi siano casi più seri che necessitano di essere ospedalizzati.
A preoccupare oggi è infatti soprattutto la pressione che è tornata forte sul sistema sanitario, con le terapie intensive e subintensive che tornano, giorno dopo giorno, a riempirsi e a saturare i posti a disposizione, continuando a influenzare in modo preoccupante anche tutte le prestazioni sanitarie extracovid.
Le nuove limitazioni sono entrate in vigore dal 15 marzo, si applicheranno in sostanza fino a dopo Pasqua. Lo scorso anno erano precluse anche le celebrazioni religiose. Quest’anno, almeno quelle, le potremo vivere. Sacrificheremo qualche raduno familiare se necessario.
A Natale tutto sommato le restrizioni avevano sortito gli effetti auspicati, concedendoci un mese di gennaio e un avvio di febbraio relativamente tranquilli. Ora le regole sono anche più forti, vedremo se gli effetti saranno migliori o quanto meno equivalenti.
La questione oggi preminente è però data dalla campagna vaccinale. Sta procedendo a rilento. Vuoi per la difficoltà negli approvigionamenti, vuoi per la non ottimale organizzazione.
Il Generale Figliuolo, appena incaricato dal Presidente Draghi di gestire la campagna, ha nei giorni scorsi presentato il nuovo piano garantendo vaccini per tutti (per tutti quello che lo vogliono fare perlomeno) entro l’estate.
Ma, dicevamo, non ha fatto tempo a presentare il nuovo cronoprogramma che è scoppiato il caso AstraZeneca.
A seguito di alcuni limitati casi di eventi critici, anche letali, riguardanti soggetti cui era stato somministrato questo vaccino, alcuni Stati europei hanno scelto di sospendere la somministrazione del siero in via precauzionale. Analoga decisione è stata assunta anche in Italia per volontà dell’Aifa, in attesa di ulteriori verifiche.
E’ chiaramente tutto da dimostrare che la morte che ha riguardato queste persone vaccinatesi sia dovuta in qualche modo al vaccino, tuttavia si è scelto - probabilmente anche in ragione di una certo eco mediatiaca - di sospendere.
In queste ore è possibile che le autorità regolatrici tornino a dichiarare il vaccino Astra Zeneca sicuro ed efficace, come già acclarato solo un paio di mesi fa.
Di certo questa sospensione ha ulteriormente ritardato la già non velocissima macchina. Ma se in ragione della sicurezza (sia pure forse anche eccessiva) può essere tollerato un altro rallentamento, il problema si porrebbe, enorme, nel caso in cui le nuove rassicurazioni non dovessero giungere. Difficilmente il target dato dal Generale Figliuolo e dal Governo potrebbe essere raggiunto allora.

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