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Insegnare religione: una vocazione che offre buone opportunità di lavoro

L’appello del direttore Dalla Torre

Insegnare religione: una vocazione che offre buone opportunità di lavoro

In questo scorcio di fine giugno la Scuola sta vivendo giornate concitate caratterizzate dagli scrutini e dagli esami di Stato. Via via vengono indetti gli ultimi CD nei quali, normalmente, si salutano i docenti che concludono il loro percorso lavorativo e accedono al meritato riposo pensionistico.

In questi ultimi anni anche l’Ufficio Scuola diocesano è colpito da questo fenomeno, eminentemente anagrafico: diversi insegnanti di religione sono o stanno andando in pensione.

Si affaccia un problema importante e delicato: le graduatorie dei docenti di religione sono in via di esaurimento e i candidati all’insegnamento sono numericamente esigui. Mancano queste risorse professionali. Certamente insegnare religione nelle scuole statali e paritarie è una avventura umanamente e professionalmente esaltante, dagli innumerevoli coinvolgimenti, sfaccettature, relazioni, progettualità, significatività…

Necessita una preparazione specifica che si ottiene frequentando gli Istituti Superiori di Scienze religiose o le diverse Facoltà teologiche presenti sul territorio.

I vari percorsi si concludono con la laurea magistrale (quinquennale), che abilita all’Insegnamento della Religione cattolica (IRc).

Certamente si coglie l’urgenza in queste mie righe.

Certamente si apre ai nostri giovani una possibilità lavorativa di tutto rispetto, significanza e pregnanza.

Tutto ciò però non è bastante e, a mio giudizio, è assai limitativo, quasi asfittico: non si può intraprendere un tale percorso di studi solo per motivi lavorativo-occupazionali.

La motivazione per tale scelta precede e va oltre la dimensione lavorativo-occupazionale.

Venerdì 21 giugno c.a. papa Francesco ha tenuto una relazione alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a Napoli avente per titolo "La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo". Il documento citato dà avvio alla riforma delle università e facoltà teologiche ecclesiastiche. Queste sono chiamate non solo ad offrire percorsi di formazione qualificata dei presbiteri, dei consacrati e dei laici impegnati, ma "costituiscono una sorta di provvidenziale laboratorio culturale in cui la Chiesa fa esercizio dell’interpretazione performativa della realtà che scaturisce dall’evento di Gesù Cristo e che si nutre dei doni della sapienza e della scienza di cui lo Spirito Santo arricchisce in varie forme tutto il Popolo di Dio: dal sensus fidei fidelium al magistero dei pastori, dal carisma dei profeti a quello dei dottori e dei teologi".

Ecco la motivazione più alta, più pregnante, più fondativa: vivere e realizzare, attraverso gli studi e i percorsi accademici, un laboratorio culturale in cui "il ricco patrimonio di approfondimenti e di indirizzi, verificato e arricchito per così dire sul «campo» dal perseverante impegno di mediazione culturale e sociale del Vangelo messo in atto dal popolo di Dio nei diversi ambiti …" è proteso verso "il rinnovamento sapiente e coraggioso … richiesto dalla trasformazione missionaria di una Chiesa in uscita".

Questo è lo scenario verso il quale avviare tutta un’esperienza umana, calata nell’impegno quotidiano dell’educare e dell’insegnare; questi i criteri per i quali spendere la propria vita a servizio del Vangelo; questa la magnifica avventura che si prospetta ad alcuni giovani delle nostre comunità cristiane. Alle comunità, ai pastori, alle famiglie e ai diversi responsabili il compito del discernimento e dell’accompagnamento per un ministero a servizio della Chiesa e della società tutta.

INFO Per ulteriori chiarimenti e delucidazioni chiamare il numero 0434 221264 oppure 333 3220245).

Fonte: Redazione Online
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