David Maria Sassoli: "Il suo ultimo sorriso poi si è addormentato recitando i Padre Nostro"
La testimonianza di Don Riccardo Ortolan, cappellano al Cro di Aviano
Si sono spese tante parole attorno alla figura di David Maria Sassoli, presidente del Parlamento europeo e prima giornalista e politico italiano. Per lui che invece si è dimostrato essere una figura silenziosa. O meglio, una persona parca di parole, pronunciate con la bilancia della concretezza e della necessità. In vita, così in morte si è rivelato per quello che, nel profondo, è stato: un uomo con radici affondate nella fede, in particolare quella incarnata da figure solide, anche scomode ma autentiche, come padre Maria Turoldo, Giorgio La Pira, don Lorenzo Milani e padre Balducci.
Ce lo ha raccontato don Riccardo Ortolan che, nella sua funzione di Cappellano del Cro di Aviano, ha auto modo non solo di stargli vicino ma di seguirlo e conoscerlo nel profondo nel corso degli anni.
"L’ho incontrato per la prima volta al Cro, circa otto anni fa. Era presente alla messa che io celebravo al sabato al secondo piano. Non me n’ero accorto che che era lui, ma alla comunione si è messo in fila e l’ho riconosciuto subito".
Nel tempo ne è nato un rapporto spirituale, oltre che una amicizia umana con la moglie Alessandra (Vittorini ndr.) e i figli Giulio e Livia, affezionatissima al padre.
"In questi giorni si sono dette molte cose su di lui - continua don Riccardo - che era una persona buona, gentile, ma anche forte e salda. A me preme dire che, avendo conosciuto la sua fede e la sua interiorità, se era la persona che tutti hanno unanimamente elogiato lo si deve alle sue radici profonde nella fede. Quel nome, David Maria, glielo mise il padre, giornalista, in onore e amicizia al padre Turoldo che fu a Firenze e battezzò personalemente Sassoli. Suo padre era anche amico di Giorgio La Pira. Frequentava quelle grandi figure che si sono distinte per impegno sociale e vita di fede. Così Davide dal padre, e da quel suo rapportarsi con La Pira, Turoldo e poi il gruppo romano della Rosa Bianca, aveva imparato un cattolicesimo democratico impegnato e attento agli altri".
Non è tutto: don Riccardo gli è stato vicino anni, in un percorso dettato dalla leucemia, attraverso l’esperienza del dolore e per questo ci tiene a ribadire: "Oltre all’ambiente in cui era cresciuto c’era però in lui una radice ancora più profonda: tutta la sua fede nel Signore Gesù, che manifestava con la frequenza assidua ai sacramenti, dalla messa con comunione, alla confessione fino alla estrema unzione. L’ultima sera, verso le 21, sono andato da lui, ha aperto gli occhi e con lo stesso immutato sorriso mi ha detto: ’Don Riccardo sei qua’ e poi si è come addormentato con le parole del Padre Nostro che stavamo recitando".
Questa per don Riccardo l’ultima immagine di David Maria Sassoli - la cui salma è stata benedetta anche dal nostro Vescovo S.E. mons. Pellegrini - con un ritratto dal letto del Cro che si affianca a quello mediatico dei discorsi, le commemorazioni, l’omaggio nella camera ardente e i funerali di Stato. Testimone diretto di una fede solida e mai sbandierata, non detta ma vissuta nel concreto, manifestatasi nella lotta all’igiustizia sociale che veniva dal passato, dalla sua storia familiare, ma che era anche il filo conduttore di un impegno continuato in Europa. Nel suo ultimo messaggio, pochi giorni prima del ricovero del 26 dicembre, aveva infatti parlato di speranza, di lotta alla povertà e di "nuova solidarietà, perché nessuno è al sicuro da solo".
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