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25 aprile: Non un semplice anniversario ma viva memoria della Liberazione

Il 25 è una data simbolica: a Portogruaro i patrioti fecero il loro ingresso nel pomeriggio di sabato 28 aprile; Pordenone venne liberata domenica 29 aprile

Parole chiave: Guerra (173), Liberazione (2), 25 aprile (5)
25 aprile: Non un semplice anniversario ma viva memoria della Liberazione

La Festa della Liberazione del 25 aprile venne istituita nel 1946 dal Governo Italiano, presieduto da Alcide De Gasperi, per celebrare ogni anno il ritorno della democrazia in Italia.
Il processo passò attraverso il libero voto popolare a suffragio universale (2 giugno 1946), esteso per la prima volta alle donne. I cittadini scelsero la Repubblica ed elessero l’Assemblea Costituente, che scrisse la Costituzione, che entrerà in vigore il 1° gennaio 1948.
Il 25 aprile 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione dei territori ancora occupati dai nazifascisti.
Allo stesso tempo gli eserciti alleati sfondarono la linea gotica e liberarono tutta l’Italia settentrionale.
La data del 25 aprile è simbolica, ma la ritirata e la resa dei nazifascisti si verificherà nei giorni immediatamente successivi, per concludersi i primi giorni di maggio.
Venerdì 27 aprile insorsero Genova, Torino, Milano, Brescia, Venezia, con tante altre città del nord.
A Portogruaro i patrioti fecero il loro ingresso in città nel pomeriggio di sabato 28, occupando il municipio. Il Popolo, il primo giornale a descrivere la Liberazione della Destra Tagliamento, riferì che il vescovo Vittorio D’Alessi "accompagnato dai membri del Comitato di Liberazione" rivolse dal poggiolo un caloroso discorso alla enorme folla con esortazioni alla comprensione, alla concordia, alla carità, per la ricostruzione della Patria.
Pordenone venne liberata domenica 29, dopo che l’arciprete di San Marco mons. Gioacchino Muccin, su incarico del Comitato, si recò al comando tedesco e ne chiese la resa. Il Popolo scrisse del lunedì 30 aprile: "Alla mattina molto presto, le campane squillano festose annunciando al popolo la definitiva liberazione dal servaggio teutonico e fascista. Sui campanili garriscono i tricolori".
Quella stessa edizione del nostro settimanale diede un giudizio storico molto netto sul fascismo: "Regime d’assolutismo, soffocatore d’ogni libertà, negatore della dignità e dei diritti della persona umana, asservito allo straniero".
Dopo il rovesciamento della dittatura e l’armistizio dell’8 settembre 1943, non ci fu "la cessazione di una guerra che il popolo non aveva voluto", ma l’occupazione da parte dell’esercito tedesco: "L’alleato, al cui carro erano state legate le sorti d’Italia, divenne più apertamente, più spietatamente il nostro tiranno", con internamenti, deportazioni, esecuzioni di partigiani e di inermi cittadini.
Dopo la Liberazione i cittadini elessero nuovamente le amministrazioni comunali: Sindaco, Consiglio comunale e Giunta Municipale risultarono espressione delle libere scelte del voto popolare.
Il regime fascista, con le leggi "fascistissime" del 1926, aveva abolito le istituzioni democratiche comunali e le aveva sostituite con la figura del Podestà, di nomina governativa. Costui cumulava in sé tutte le funzioni, attuando nell’amministrazione comunale il principio di concentrazione dell’autorità cui era ispirata la concezione fascista dello Stato: decideva il Duce e non il Popolo sovrano.
Le prime libere elezioni comunali si tennero in tutta Italia a partire dai primi mesi del 1946.
Antonio Martin

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