Veneto Orientale
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Motta di Livenza, lockdown: «Ragazzi nuovi "rifugiati della cameretta"»

Lo piscologo Tramarin segnala i problemi che stanno sorgendo anche per i più giovani

Motta di Livenza, lockdown: «Ragazzi nuovi "rifugiati della cameretta"»

Lockdown e giovani: cosa succede agli adolescenti costretti a rimanere tappati in casa?

Lo sa bene Franco Tramarin, psicologo e psicoterapeuta con studio a Motta di Livenza, ma con diversi pazienti della provincia pordenonese.

Criminologo clinico, è stato anche giudice onorario al tribunale dei minori del Veneto. Nel suo ufficio stanno cominciando ad arrivare giovani e anche giovanissimi che, pur frequentando la didattica a distanza, stanno perdendo pian piano il contatto con la vita reale.

A febbraio riapriranno i battenti anche le scuole superiori. Ma rimanere fisicamente a casa da scuola, seguendo le lezioni davanti al computer per mesi, ha comportato diversi disagi.

Cos’ha significato il lockdown per i giovani?

Il fenomeno sociale del blocco della normalità nella vita quotidiana, rimanere a casa, poca scuola, nessuna attività fisica e sociale, il distanziamento, sono tutti fenomeni che potremmo definire "anti-vitali": cioè contro la vita dei giovani.

Ovvero?

Gli appartenenti alla specie umana, dopo la primissima infanzia, per crescere in modo equilibrato hanno bisogno di uscire di casa e di confrontarsi con i loro pari. Devono esplorare il mondo circostante, avere dei modelli da osservare, vivere in uno spazio, muoversi nella natura.

Quali sono gli effetti più tangibili del lockdown?

Nel mio studio arrivano sempre di più ragazzi isolati, li definirei "rifugiati in cameretta" che ormai hanno fatto un buco nel materasso del loro letto. Il guaio è che spesso non hanno impegni precisi, passano molto tempo sui social, al computer, vedono film e utilizzano siti pornografici. Il corpo senza movimento, senza aria e spazio, fatalmente si indebolisce, divenendo insicuro e pauroso.

Una china che, se prolungata, può divenire pericolosa...

Il confinamento con l’obbligo di restare a casa, con la paura percepita in famiglia e nelle rarissime uscite, ha generato una regressione fisica e psichica che sfocia in comportamenti insicuri, con "auto aggressioni" alla propria persona che si traduce, a volte, in atti autolesionistici, frequenti e gravi. I giovani hanno una bassissima stima di sé. Si sentono invisibili per le istituzioni e soprattutto staccati dalla scuola e dallo sport, dalla libertà di movimento.

Il problema si aggrava in mancanza di riferimenti...

I giovani appaiono frastornati, le spiegazioni che vengono loro fornite dai familiari e dagli insegnanti non sono per loro sufficienti, le sentono prive di empatia e di riferimenti psicologici, simbolici e spirituali. Questi ultimi risultano elementi indispensabili per una crescita umana individuale e relazionale. Gli adulti non sanno indicare dove stiamo andando e i giovani in queste situazioni possono perdersi. Il rischio è dietro l’angolo.

Fonte: Redazione Online
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