Le città d’acqua dell’antichità nell’Alto Adriatico: il caso di Iulia Concordia
Sabato 12 giugno il Museo Nazionale Concordiese ospita l’archeologo Vigoni
Le città d’acqua dell’antichità nell’Alto Adriatico: il caso di Iulia Concordia". Sabato 12 giugno, alle 17, il Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro ospiterà l’archeologo Alberto Vigoni, nel secondo appuntamento che celebra la data simbolica della fondazione di Venezia (il 25 marzo 421 cioè 1.600 anni fa). Ingresso con prenotazione obbligatoria e posti limitati (tel. 0421-72674). Soprattutto negli ultimi decenni, gli studiosi hanno elaborato la visione della romana Iulia Concordia come città d’acqua, con il fiume Lemene (Reatinum in lingua latina) che la univa all’Alto Adriatico. Già nel 1879, però, il concordiese Giacomo Stringhetta, analfabeta cavatore di pietre antiche, disegnando la prima mappa della città romana, mise in bella evidenza i due corsi d’acqua che la limitavano: il fiume Lemene ad est ed il corso del paleo Reghena ad ovest. L’attività di scavo gli aveva rivelato il reticolo delle strade cittadine con cardi e decumani e un canale interno che collegava i due fiumi, un decumano acqueo con approdi per le imbarcazioni e scalinate d’accesso verso le costruzioni rivierasche.
Geomorfologia vie d’acqua nel concordiese Lo scorso 15 maggio, nel primo appuntamento del ciclo celebrativo, il relatore Alessandro Fontana, docente di geomorfologia all’Università di Padova, ha parlato sul reticolo fluviale tra Livenza e Tagliamento, dalla Preistoria (19mila anni fa, con l’Ultimo Massimo Glaciale) fino al Medio Evo. Il territorio compreso tra la linea Casarsa-Codroipo ed il mare ha la forma di un ventaglio. Venne generato dal Tagliamento che ha depositato a valle i sedimenti di dimensioni diverse, strappati alle Alpi orientali. Il fiume ebbe numerose variazioni di percorso, segnalate anche da profonde incisioni, in seguito parzialmente colmate, ma ancora visibili e comunque rilevabili attraverso carotaggi. Iulia Concordia romana venne costruita su un terrazzo preistorico, disegnato dalle erosioni del Tagliamento, poi occupate dalle acque di risorgiva di Lemene e Reghena. Le nozioni essenziali dell’incontro sono contenute nella allegata carta geografica, che illustra soprattutto le principali direttrici del fiume: in colore giallo è rappresentato il corso attuale del Tagliamento di Latisana, attivatosi a partire dall’alto Medio Evo; in rosso è individuato il Tagliamento romano o Tiliaventum Maius (maggiore) che scendeva toccando le attuali località di Ramuscello, Cordovado, Teglio, Fratta, Fossalta, Vado, Lugugnana, Marina, Villaviera e la Laguna di Caorle (era attivo già nel millennio prima di Cristo ed abbandonò il suo corso nell’Alto Medievo, sostituito dalla roggia Lugugnana); con il marrone chiaro è identificato il Tagliamento di Concordia (da Bagnarola, Portovecchio, Portogruaro e Concordia) che fu attivo per soli due secoli, dal sesto all’ottavo dopo Cristo. Il relatore ha evidenziato che questo ramo del Tagliamento riprese possesso del corso del Lemene, provocando grandi alluvioni. Un evento eccezionale si verificò in particolare nel 589 d.C. con deposito di straordinari volumi di sedimenti, che sommersero sotto circa quattro metri di sabbie le aree esterne del centro romano di Concordia: la tricora e la cattedrale paleocristiana del quarto secolo, la Via Annia con il ponte romano ed il sepolcreto della sinistra Lemene, scavati poi da Dario Bertolini nel 19° secolo, mentre il paleo Reghena ad ovest della città romana fu cancellato. Fu una situazione quasi unica su scala europea, che sigillò gli strati archeologici per lungo tempo sotto metri di depositi sabbiosi. Gli stessi eventi alluvionali costruirono anche un dosso rialzato di circa 3 metri sul territorio oggi occupato dal centro storico di Portogruaro: ha la forma di fuso allungato sulle rive del Lemene, dove dopo il Mille sarà edificata da città medievale. Nel frattempo, dopo il secolo 8°, il Tagliamento si sarà spostato ad est, mentre nel suo corso tornerà un tranquillo fiume di risorgiva come il Lemene. I depositi del Tagliamento di Concordia sigillarono anche gli strati archeologici romani dell’area di Portogruaro a circa 4 metri di profondità.
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