Veneto Orientale
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Il concordiese Mattia Piccoli ha parlato davanti al Papa e 80mila giovani

Mattia Piccoli, 12 anni, di Concordia Sagittaria. A dicembre insignito quale alfiere della Repubblica da Sergio Mattarella. Ha raccontato la storia della sua famiglia e di come lui assiste il papà paolo, afeftto da Alzheimer precoce diagnosticato a soli 40 anni

Il concordiese Mattia Piccoli ha parlato davanti al Papa e 80mila giovani

C'era un bel po’ della nostra Diocesi a Roma, lunedì 18 aprile, in piazza San Pietro per l’incontro dei giovani col Santo Padre Francesco. Oltre ai 600 ragazzi partiti (300 con la pastorale giovanile diocesana) c’era anche Mattia Piccoli, uno dei pochi che hanno preso la parola. Mattia ha lasciato il segno.
Ha letto, con tono pacato e sicuro, commovendo la piazza e molti di coloro che lo guardavano dalla tv, la sua storia di bambino a cui è capitato di farsi genitore del proprio papà Paolo, colpito a soli 40 anni da Alzheimer precoce. Lui, 12 anni, ha un fratello minore, Andrea, e mamma Michela: una famiglia unita e combattiva, che si è stretta ancor di più. A dicembre 2021, Mattia è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo ha insignito quale Alfiere della Repubblica.
La storia di questa famiglia è stata raccontata nel libro di Serenella Antoniazzi, "Un tempo piccolo. Continuare ad essere famiglia con l’Alzheimer precoce. Storia di Michela e Paolo", Gemma edizioni, 2020.
Pubblichiamo qui di seguito l’articolo di M. Michela Nicolais, dell’agenzia Sir, che ne ha raccolto la preziosa testimonianza.
S.V.

Mattia Piccoli
“Ho voluto aiutare papà
come atto di amore”

“Non ho mai fatto nulla controvoglia o per obbligo, ho voluto aiutare mio papà come atto di amore, pensando a tutto quello che lui aveva fatto per me”. E’ il cuore della testimonianza di Mattia Piccoli, 12 anni, già Alfiere della Repubblica per aver aiutato il padre colpito a 40 anni da Alzheimer precoce.
“Mi presento sono Mattia Piccoli, ho 12 anni e vengo da Concordia Sagittaria in provincia di Venezia”, ha esordito nell’incontro degli adolescenti italiani con Papa Francesco.
“Ho scritto questa lettera da leggere davanti a voi, perché ho paura di emozionarmi di fronte a Papa Francesco e a tutti voi ragazzi”, ha rivelato Mattia.
“Sono qui per raccontarvi la mia storia: all’inizio ero un normale bambino di sei anni, pensavo solo a giocare e tutto andava bene; ma già da un po’ di tempo avevo notato che il mio papà non sembrava più lui, mi pareva diverso e a volte si dimenticava di fare le cose più importanti come venire a prendermi a scuola o andare a fare la spesa. Ma come ho già detto non ci davo molto peso, però più passava il tempo più il papà mi pareva strano, pensate che non voleva più giocare con me e a volte, quando gli chiedevo di guardare la TV, non riusciva neanche ad accenderla.
Io non capivo proprio cosa stava succedendo al mio papà ma il 19 dicembre 2016, ci venne data la notizia che avrebbe cambiato le vite della mia famiglia: a mio papà venne diagnosticato l’Alzheimer precoce. Non avevo capito che tipo di malattia fosse, così un giorno la mamma iniziò a raccontarmi la devastazione che porta questo tipo di malattia soprattutto nei casi così giovanili”.
“Da quel giorno il mio compito non avendo aiuti esterni, è stato quello di dare aiuto a mio papà nelle cose quotidiane che non riusciva più a fare da solo, come farsi una doccia, legarsi le scarpe oppure dargli conforto quando non sapeva dove si trovava”.
“Non ho mai fatto nulla controvoglia o per obbligo, ho voluto aiutare mio papà come atto di amore, pensando a tutto quello che lui aveva fatto per me”.
“Spesso le persone mi chiedono dove trovo la forza nei momenti più bui e io non ho mai risposto a questa domanda, ma davanti a voi, devo confessare che la forza mi viene grazie alla mia famiglia: al coraggio di mia mamma, all’appoggio di mio fratello e perfino dal mio grande papà che ha sempre aiutato le persone e mi ha insegnato il valore della solidarietà”, ha confessato Mattia: “Anche la fede cristiana mi ha tante volte aiutato quando sono triste e mi sento giù, perché mi manca tanto il mio papà di una volta e infatti, ricordo quando tutti assieme ci ritrovavamo in chiesa ad accendere una candela, confidando che le nostre richieste venissero esaudite o come era felice il mio papà quando cantava con il coro parrocchiale. Spero che la benedizione di Papa Francesco possa aiutare la mia famiglia ma soprattutto il mio papà”.
M. Michela Nicolais - Sir

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