I Ramarri incontrano gli alunni nella classe neroverde virtuale
I calciatori della Prima squadra hanno incontrato a distanza gli alunni delle quarte (A e B) della scuola primaria di Torre Narvesa
Il progetto Classe Neroverde prosegue nel web. Nei giorni scorsi i calciatori della Prima squadra hanno incontrato a distanza gli alunni delle quarte (A e B) della scuola primaria di Torre Narvesa. Il progetto neroverde, modello a livello nazionale e che si avvale di partner importanti del territorio come Dolomia, FriulAdria Crédit Agricole, Gea, Illiria e Casa di Cura Giovanni XXIII, dall’inizio dell’anno scolastico doveva coinvolgere 11 istituti, per un totale di 92 classi e incontrare (fisicamente) 2 mila alunni. Il 18 febbraio scorso si era tenuta la presentazione ufficiale nella sala consiliare del municipio, a rimarcare il forte legame con la città. L’emergenza sanitaria ha dovuto far rivedere i programmi, ma non ha fermato il progetto.
L’attività via web, che aveva già vissuto un appuntamento a distanza con i bambini della scuola dell’infanzia Melarancia, con la Narvesa ha visto protagonisti Alessandro Bassoli, Riccardo Bocalon, Alberto Barison e Leonardo Candellone. Intervistati da bambine e bambini hanno raccontato, in particolare, come si sono allenati nel periodo di quarantena, che ha preceduto la ripresa delle sedute individuali. «Fortunatamente ho un garage grande e ho potuto correre lì. Ogni settimana il preparatore atletico ci inviava un programma specifico da seguire, mentre con i compagni ci tenevamo in contatto grazie alle videochiamate», ha detto Candellone. «Io ho sfruttato molto scale del palazzo dove vivo – ha risposto invece Bassoli – Mentre con mio figlio Ludovico giocavo a pallone ogni giorno in salotto, dove abbiamo anche una porticina». Momenti molto celebri sui social neroverdi con il titolo di #CasaBassoli, video da centinaia di migliaia di visualizzazioni. Identificandosi nei giovanissimi interlocutori, Bocalon ha invece rivissuto i suoi tempi scolastici: «Nei temi scrivevo sempre del mio sogno: diventare calciatore. Sono fortunato ad averlo realizzato, io come i miei compagni. Si tratta di un lavoro, ma prima di tutto la nostra più grande passione». «Condivisa – ha raccontato Barison – con i tifosi che ci seguono e sostengono sempre. Non vediamo l’ora di ritrovare le partite e che ci siano poi presto anche loro».
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