Sport & Covid, la matassa: il legislatore dà il via libera
La federazione decide le modalità
Dopo mesi di lockdown, prova a ripartire anche lo sport. Finalmente gli appassionati di calcio hanno potuto rivedere in televisione partite "vere" che, seppur giocate a porte chiuse e prive di quel fascino che la presenza di pubblico sa garantire, hanno comunque un appeal maggiore rispetto alle repliche delle partite della nazionale al mondiale 2006 trasmesse in loop durante la quarantena.
Per mesi la discussione sulla ripartenza dello sport è sembrata limitarsi a un dibattito mediatico su come potesse riprendere, e con quali regole, il campionato di serie A. Dimenticandosi però che oltre al dorato mondo dei professionisti del pallone, c’è un sottobosco - o meglio dire una foresta - ben più ampio abitato da milioni di praticanti, dilettanti ed amatori, di varie discipline.
Da qualche tempo però, nei campi sportivi, nelle palestre e nelle piscine, sono tornati a vedersi atleti di varie discipline. Non tutte ancora. Gli sport di squadra, e quelli di contatto in genere, devono aspettare ancora un po’, ma stando ai rumores il semaforo verde potrebbe accendersi presto anche per loro.
Le società dilettantistiche e giovanili sono state costrette a confrontarsi con linee guida e protocolli. Documenti complessi, scritti forse pensando più ai professionisti che al loro mondo, con previsioni spesso di difficile applicazione. Molti hanno così preferito attendere, rinviando la ripartenza a settembre, nella speranza che la situazione epidemiologica complessiva migliori sì da consentire una ripresa sostanzialmente normale.
LE REGOLE Da subito il legislatore ha distinto tra l’attività motoria personale e gli allenamenti organizzati. E anche questa distinzione non ha impedito alcune contraddizioni. Si poteva ad esempio andare liberamente a correre al parco, ma la corsa all’interno di un impianto sportivo andava regolata con rigidi protocolli di sicurezza.
Oggi si può liberamente correre o andare in bici. Basta osservare regole semplici, come un adeguato distanziamento interpersonale.
Cambiano invece le cose, e non di poco, se si vuole svolgere un’attività all’interno di un impianto organizzato. Qui occorre rispettare i protocolli stabiliti dal gestore. Le regole sono in genere più semplici se si tratta di impianti all’aperto. Più complesse per gli impianti al chiuso: palestre e piscine.
Regole precise anche per allenamenti delle società affiliate al Coni.
Attraverso le linee guida, il legislatore nazionale e regionale ha stabilito alcune regole che vanno seguite per poter svolgere in sicurezza (riferita al rischio contagio) l’attività, affidando poi alle singole federazioni il compito di declinare come quella particolare attività debba svolgersi per rispettare le regole generali.
Il legislatore quindi dice che si può fare sport se si rispettano certe regole. La singola federazione poi, ad esempio quella di calcio, stabilisce come si può giocare a calcio per rispettare quelle regole generali di sicurezza.
Le linee guide affidano poi al gestore il compito di adottare un protocollo che definisca l’uso dell’impianto nel rispetto sempre delle regole generali.
La società sportiva quindi dovrà adottare a sua volta un proprio protocollo che recepisca sia il protocollo della propria federazione che quello del gestore dell’impianto in cui svolge l’attività.
In altri termini, la società di calcio saprà dalla Figc come potrà giocare a calcio e dal gestore come potrà farlo in quell’impianto. Compito della società è quindi adottare un proprio protocollo specifico e portarlo a conoscenza dei propri atleti, assumendosene la responsabilità.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento