Culle vuote: in 10 anni persi 120mila nati
In Italia perse 6mila classi di studenti in 10 anni a causa della denatalità Anche in Veneto e Friuli le nascite colano a picco. Ormai le donne toccano il 22%
Siamo sotto zero e non solo perché sono i giorni più freddi dell’inverno. La natalità in Italia ha un rigoroso segno meno: l’ultimo rapporto Istat, uscito a fine novembre 2018, mostra che in dieci anni abbiamo perso 120 mila nati. Il che vuol dire anche che ci saranno 6mila classi in meno.
Nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità, mentre dal 2008 abbiamo perso il 20% dei neonati: uno su cinque.
A mancare non solo i secondi e terzogeniti. Mancano proprio i figli, i primi. Manca l’esperienza della maternità. Infatti, dato del tutto nuovo, il 22% delle quarantenni non ha mai generato. Situazione che, tra le nate del 1950, riguardava non più dell’11% delle donne.
La discesa non è di questi ultimi anni né decenni. L’Istat ricorda che, dopo il boom demografico che superò il milione di nati nel 1964, è iniziata la china. Ma a partire dagli anni ’80 è arrivata un’accelerazione, riacutizzatasi dopo il 2008, complice l’ultima crisi economica. Il tasso medio di fecondità per donna è sceso dall’1,32 all’1,24.
L’economia centra: si chiama precarietà, assenza di contributi pubblici significativi e di servizi concreti e radicati nel territorio.
In calo sono ora anche i nati da stranieri, che hanno nel passato contribuito a rendere il gap meno evidente. Dal 2012 al 2017 sono diminuiti anche i nati con almeno un genitore straniero (-8 mila) che - con mille neonati in meno solo nell’ultimo anno - scendono sotto i 100 mila (99.211, il 21,7% sul totale dei nati) per la prima volta dal 2008. Sono in calo soprattutto i nati da genitori entrambi stranieri: per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016, calano ulteriormente nel 2017 (67.933).
Se è vero che il declino demografico è iniziato alla fine degli anni ’60, c’è un altro fattore di cui tener conto: rispetto ad allora sono diminuite le donne in età fertile presenti in Italia.
Pur essendoci delle differenze tra Nord e Sud, si può dire che ormai non sono così sostanziali. E le cose non vanno meglio neanche guardando il dettaglio delle nostre regioni.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Il tasso medio di figli per donna scende ancora ed è più basso di quello nazionale: 1,19 figli per donna rispetto all’1,24. La compensazione che veniva negli anni precedenti dalle donne straniere (che hanno un tasso di fecondità del 2,01) non è così elevato.
Se i nati registrati nel 2015 erano 8.841, quelli del 2017 (secondo la "Regione in cifre" del 2018, relativa al 2017) si sono fermati a 8.454 (-387 in tre anni).
VENETO
Nell’arco di un decennio si sono perse il 25% delle nascite, tanto che per la prima volta ci si trova in questa situazione: gli ottantenni (836.681) nel 2017 hanno superato di circa 2mila unità i ventenni.
Il tasso di fecondità si è dimostrato più alto rispetto a quello del Friuli: 1,39 contro 1,19. Ma dieci anni fa, era pari a 1,49.
Simonetta Venturin
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