Covid e alimentazione, disturbi in crescita
Anoressia in crescita: l’importanza delle famiglie
Fra le conseguenze della nefasta presenza del Covid si rivela oggi molto diffuso l’aumento di disturbi alimentari. Ce ne parla il dott. Gianluigi Luxardi, direttore del Centro per i disturbi del comportamento alimentare di San Vito al Tagliamento.
Dal suo osservatorio può attualmente constatare che tra i bambini e i ragazzi la situazione determinata dalla pandemia ha contribuito a un aumento rilevante di anoressia e obesità. Dal febbraio del 2020, con il lockdown è aumentato diffusamente il bisogno di compensare i vuoti provocati dall’isolamento con il ricorso poco controllato all’assunzione di cibo, spesso con preferenza per i dolci.
L’aumento di peso ha creato in alcuni casi una situazione di allarme per cui si è caduti nella situazione opposta: in presenza di predisposizione genetica è stato facile lo scivolamento nell’anoressia. Come per tutte le dipendenze, sono stati determinanti i fattori congeniti responsabili del disturbo alimentare.
Nel 2020 al Centro diretto dal dott. Luxardi sono state accolte 47 persone anoressiche. Purtroppo si tratta di una situazione che tende a cronicizzare.
Nel 70 per cento dei casi in circa sei anni di cure adeguate è possibile registrare un buon recupero. Nel restante 30 per cento il disturbo si cronicizza e rimane perlopiù a vita. Si tratta di una situazione che produce gravi danni alle ossa con grave osteoporosi precoce. Inoltre si determinano problemi a tutti gli organi ed è pure compromessa la fertilità.
In fase di esordio, i soggetti anoressici stanno bene, sorretti dall’euforia da digiuno. Una sorta di luna di miele che dura circa sei mesi. Subentra poi la fase di stanchezza e di isolamento. A volte questi ragazzi affermano di sentire voci che li incitano a non mangiare e a fare attività fisica. E’ come se ci fosse una segreta guida interiore. Poi subentra la sofferenza fisica con stanchezza e difficoltà nello studio, mentre si accentua lo stato di isolamento. Questi soggetti farebbero qualsiasi cosa pur di tornare alla normalità.
All’inizio è abbastanza facile superare il problema; poi, quando la situazione si è cronicizzata, difficilmente se ne esce.
Tornando all’aumento dei casi, tutti i Servizi sono stati colti di sorpresa e si sono trovati in una situazione di grave disagio per la difficoltà a prendersi carico di tutti i pazienti. Agli operatori sono arrivate le situazioni estreme. Molte altre richiedono un adeguato e specifico intervento educativo.
Per quanto riguarda il numero di persone con disturbi alimentari sotto i vent’anni prese in carico presso il Centro di San Vito, nel 2021 fino a fine maggio ne sono state registrate 47 con anoressia e 75 con problemi vari.
Spesso si tratta di situazioni significative di un disagio preesistente e pertanto di atteggiamenti consolatori rispetto a situazioni di disagio: "Se perdo peso esercito un controllo su me stesso e gli altri mi approveranno": è un atteggiamento che esprime il tentativo di sentirsi migliore.
Nel nostro territorio, come osserva il dott. Luxardi, abbiamo una situazione abbastanza positiva per quanto riguarda l’attenzione e il coinvolgimento delle famiglie: nel 50 per cento dei casi i genitori si rivolgono al medico di famiglia alle prime avvisaglie del problema e quindi parte una segnalazione tempestiva al Centro. Questa apertura determina in molti casi una buona possibilità di uscire dal problema. Entro i tre anni dall’esordio gli interventi hanno una buona prospettiva di riuscita poichè il problema non si è ancora stabilmente strutturato. Dato che l’anoressia è la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i 12 e i 18 anni, è davvero il caso di sottolineare che non si può assolutamente perdere tempo.
SUPERABBUFFATE Chiediamo alcune considerazioni anche alla dott. Anna Favia, pediatra a indirizzo endocrinologico al S. Maria degli Angeli e presente alcune volte al mese per interventi di consulenza presso il Centro di San Vito dove segue in prevalenza casi di anoressia e bulimia nervose.
Pure dal suo punto di vista l’aumento dei disturbi alimentari, in particolare dell’anoressia, in molti casi è stato determinato dal lungo isolamento sociale che ha favorito l’accesso ai media con ricerca di tutorial per particolare attività fisica e diete ipocaloriche.
Le diffuse abbuffate di dolci e alimenti ipercalorici hanno dato luogo a una superalimentazione, ma non a un quadro di bulimia. Alcuni ragazzi possono essere aumentati di peso senza tuttavia presentare disturbi alimentari.
C’è stato infatti un aumento notevole di accessi all’ambulatorio pediatrico di bambini e ragazzi diventati obesi per mancanza di movimento ed eccesso di alimentazione. Anche questo un fattore di rischio: nel 25% dei casi, di obesità in età adulta, mentre ci sono tutte le premesse per il diabete, il fegato grasso e l’ipertensione. Sono più che raddoppiati i minori che accedono all’ambulatorio diabetologico.
ANORESSIA Il dott. Roberto Dall’Amico, primario di Pediatria al Santa Maria degli Angeli, osserva che molto spesso il disturbo alimentare dell’anoressia parte dal sovrappeso che determina la decisione di praticare una dieta senza controllo.
"A causa del mio sovrappeso sono stata bullizzata, quindi sono attirata dalla perdita di peso". Si instaura così un circolo irreversibile che diventa pericoloso soprattutto perché determina malnutrizione per tutto l’organismo e quindi anche per il cervello che non riesce più a elaborare un atteggiamento adeguato al fine di imboccare una via di uscita. Pertanto è assolutamente necessario risolvere il grave problema della scarsa nutrizione con il ripristino delle energie cerebrali adottando una buona alimentazione: "Se non mangi il cervello non dispone di adeguate energie e pertanto non puoi guarire. Non è possibile uscire da questo problema senza una corretta alimentazione".
I ragazzi anoressici sono molto abili nel far scomparire il cibo con mille sotterfugi. Sono capaci di ingannare gli adulti, salvo poi a vergognarsene quando staranno bene.
Purtroppo molti giovanissimi iniziano a imporsi restrizioni alimentari quando, frequentando alcuni sport, ricevono l’immagine di determinati modelli che impongono il controllo del peso e incominciano a ridurre l’assunzione di cibo. Per non dire dei messaggi fuorvianti della moda per le ragazze. Ovviamente non c’è alcun intendimento di demonizzare lo sport, ma piuttosto di invitare gli addetti ad avere molta attenzione con i ragazzi, facilmente influenzabili.
E’ inoltre da sottolineare il fatto che per ammalarsi di anoressia entra necessariamente in causa una genetica favorevole a questa patologia. Spesso si riscontrano problemi relativi all’alimentazione tra vari membri di una stessa famiglia. Qualche anno fa sono stati pubblicati i risultati di una notevole ricerca in merito che ha evidenziato i "loci genetici" ossia le caratteristiche genetiche e ambientali che rendono molto complesso il problema dei comportamenti alimentari patologici.
Il lock down ha prodotto indubbiamente situazioni favorevoli ai disturbi alimentari.
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