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Cooperative nel post Covid: competenza coesione, leadership e anche determinazione

Confcooperative Pordenone: Luigi Piccoli riconfermato alla presidenza

Cooperative nel post Covid: competenza coesione, leadership e anche determinazione

Negli scorsi giorni Confcooperative Pordenone, principale associazione di rappresentanza delle cooperative nel territorio pordenonese, ha rieletto per un nuovo mandato (2020-2023) come suo presidente Luigi Piccoli.

Solida esperienza nelle fila dell’Azione Cattolica e a servizio della Chiesa diocesana, Piccoli fa parte dell’associazione di volontariato Il Noce di Casarsa e ha avvitato diverse cooperative sociali ad essa legata, prima fra tutte la onlus Il Piccolo Principe. In forza di queste competenze maturate sul campo è stato scelto come presidente della Confcooperative Pordenone.

Il Popolo - di cui è stato corrispondente - gli ha rivolto una breve intervista.

Piccoli, una riconferma, che sarà motivo di soddisfazione…

Certamente, ringrazio tutti per la fiducia che mi è stata accordata. Al tempo stesso sento tutta la responsabilità del mio ruolo, soprattutto in questo frangente particolare. Questa crisi sanitaria ha messo in risalto alcuni aspetti imprescindibili. La competenza, necessaria in ogni ambito e senza la quale non ci sono possibili soluzioni. La coesione, perché nessuno si salva da solo e, in questo senso, dobbiamo essere orgogliosi della grande prova che abbiamo dato come organizzazione tutta. La leadership, nel senso di avere la capacità di guidare un processo, leggere gli scenari, saper assumere delle decisioni, dare indirizzi. Sento di dover continuare ad agire con determinazione per creare spazi di comunicazione e per costruire risposte adeguate ai nuovi scenari.

È reduce da un primo mandato. Quali sono gli obiettivi che ha maturato?

Mi ero posto alcuni traguardi. In primo luogo promuovere una conoscenza reciproca fra le diverse cooperative del territorio. In questo senso abbiamo monitorato costantemente la percezione dei nostri aderenti sull’andamento economico e sulle prospettive, evidenziando le difficoltà e le opportunità da condividere. I nostri incontri ufficiali hanno avuto una forma itinerante, proprio per assicurare una vicinanza fra i vertici e la base: abbiamo cercato di porre molta attenzione alla realtà della montagna, che ha bisogno di un sostegno particolare.

Seconda parola chiave intersettorialità. Abbiamo cominciato a intuire la forza e il valore che riescono a generare i progetti intercooperativi. L’esperienza ci insegna che laddove si generano sintonie relazionali tra persone coinvolte, quando il bene comune resta in primo piano, i risultati sono sempre notevoli. E allora lavorare assieme, dandosi una mano anche fra realtà che si occupano di ambiti apparentemente diversi, aiuta a crescere. Infine abbiamo cercato di puntare anche sui giovani e sulle donne.

Non bisogna nascondersi che alcune volte l’opinione pubblica non ha una opinione del tutto positiva sulle cooperative…

Concordo. Abbiamo perciò bisogno che le nostre cooperative ridiventino luoghi di produzione e promozione di cultura cooperativa, alimentando la partecipazione reale, promuovendo coinvolgimento e inclusione, rinvigorendo il senso della solidarietà, preservando la fedeltà alla storia e agli ideali, coltivando la trasmissione di sapere e di conoscenza ai nostri soci, alle persone che usufruiscono dei nostri servizi, a quanti incontriamo, raccontando cosa facciamo e soprattutto perché e come lo facciamo.

Un presidente si deve dare degli obiettivi di crescita e di sviluppo.

Il mio sogno è quello di dare vita a delle cooperative di comunità: delle realtà capaci di dare delle risposte adeguate ai piccoli centri urbani, ai paesi, ai quartieri periferici, insomma alle realtà che attendono una risposta dal basso alle loro emergenze sociali, ma anche alle loro potenzialità. Le nostre cooperative devono diventare sempre di più agenti di sviluppo locale, ovvero attori di cambiamento sociale ed economico nelle comunità. Sul mutare dei bisogni, sulla complessità dei linguaggi, sull’innovazione e sulle nuove strategie vanno tracciate proposte che siano utili al nostro territorio per coltivare un domani inclusivo, giusto e sostenibile.

Fonte: Redazione Online
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