Bambini e Covid, niente scuola, niente allenamenti di calcio, niente catechismo....
Il tristissimo elenco del nipote raccontato dalla nonna
Come guardano i bambini il virus che sta mettendo tutti, ricercatori, operatori sanitari, imprenditori, insegnanti, lavoratori, disoccupati…in difficoltà? Sicuramente i bambini lo vedono attraverso gli occhi degli adulti, sicuramente a conseguenza di quello che gli adulti dicono, raccontano, ripetono.
Allora quando la mamma medico in reparto Covid non tornava a casa perché ancora non si sapeva il rischio del contagio, la nonna ha raccontato ai nipoti che in ospedale c’erano tanti nonni ammalati, con tanta febbre e che la mamma doveva, assieme agli altri medici e agli infermieri, curare tutti questi nonni.
Poi quando abbiamo potuto uscire almeno attorno all’abitazione e con le mascherine (perché i nipoti avevano già compiuto i 6 anni) la nonna ha proposto una passeggiata con i cicciobello che Babbo Natale aveva portato.
Purtroppo non si è più potuto andare a scuola a primavera e non solo. Mio nipote in quinta elementare un giorno ha fatto il suo triste, tristissimo elenco: niente scuola, niente allenamenti di calcio, niente atletica, niente catechismo, niente amici, niente partite di calcio in diretta e allora… Allora abbiamo imparato a fare…il pane, la pizza, i biscotti, l’insalata russa, il budino…poi naturalmente anche i compiti che le insegnanti inviavano.
Mesi molto duri, dove l’irrequietezza aumentava giorno dopo giorno.
L’estate è andata meglio…un po’ di mare con la mascherina, un po’ di montagna senza mascherina nel bosco; solo una settimana con i genitori perché questi hanno avuto solo una settimana di ferie.
Settembre finalmente riapre la scuola… con il termometro, e va bene, con le mascherine, ci siamo abituati. Ma arrivano i tamponi. I nipoti chiedono cosa sono, se fanno male, se si possono evitare.
E no! dice la nonna che torna ad essere interpellata come baby-sitter perché la scuola sarà aperta tanto quanto non ci saranno alunni positivi che implicano la quarantena per tutta la classe e i genitori devono comunque andare a lavorare.
Così i bambini si devono adattare in questa nuova ondata della pandemia alla possibilità di frequentare la scuola ma anche no, di stare con le proprie insegnanti, ma anche no. E poi i tamponi creano attese di non poco conto sia in termini di tempo che in termini di reazione emotiva.
L’incertezza richiede una notevole capacità di adattamento, cosa assolutamente difficile per un bambino di Scuola Materna e delle Elementari, un po’ più facile se siamo alle Medie.
Tutti gli adulti mostrano segnali di disagio emotivo, ne consegue che la quotidianità del bambino, del ragazzo e dell’adolescente è pervasa da questo disagio.
Anche le dispute tra ricercatori, politici, amministratori giungono alle orecchie dei bambini che avvertono il clima di incertezza e di contraddizione che si sta diffondendo.
Spunta la domanda: "Cosa faremo a Natale?" e tra un po’ i più piccoli chiederanno "Ma Babbo Natale quest’anno arriva?" allora sono i bambini che potranno guidare noi adulti, a partire proprio da noi nonni.
Cosa si fa a Natale? Si prepara il presepe!, questo si può fare; si addobba l’albero! E anche questo si può fare; si scrive a Babbo Natale e allora facciamolo! Ci si fa gli auguri e quest’anno li potremo fare un po’ in diretta, un po’ con videochiamate, un po’ con Skipe, forse scrivendo di nuovo qualche letterina, come una volta….e lo scrivere diventa un buon esercizio scolastico.
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