Lo Psicologo
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Incomprensioni tra amici e colleghi

Vita vissuta: perché capirsi con chi frequentiamo anche spesso, come amici e colleghi, è tanto difficile? Lo psicologo risponde

Parole chiave: Psicologo (2), Lavoro (32), Società (19)
Incomprensioni tra amici e colleghi

Qualche giorno fa, presso il Consultorio, Maria mi racconta una vicenda che la riguarda. Parte dicendomi di aver cominciato qualche mese fa ad avere delle discussioni con una collega sul posto di lavoro a causa di una certa superficialità e pressapochismo di questa nell’esecuzione dei compiti. Specifica che il rapporto tra le due è connotato anche da una buona amicizia e da una certa complicità, elementi che favoriscono la frequentazione anche fuori dall’ambiente lavorativo. Maria mi riferisce di aver notato da qualche tempo che Antonia (l’amica-collega) era fredda e distaccata in particolare proprio con lei e meno con gli altri colleghi. Ciò le aveva generato del malumore e, aspettandosi cortesia ed educazione dagli altri come lei riserva a chi le sta accanto, aveva cominciato a sua volta a raffreddarsi e ad avere un atteggiamento molto meno collaborativo ed attento. Inevitabilmente tutto ciò ha comportato un cambiamento del clima all’interno dell’ufficio presso il quale lavorano. Il tutto stava per culminare  in occasione di un importante progetto lavorativo per il quale Maria, sentendo di non potersi fidare di Antonia, aveva pensato di non coinvolgerla  ed era pronta a dirglielo. Poco prima però Antonia chiama  Maria e si scusa del comportamento tenuto fino a quel momento aggiungendo che da qualche mese sta  affrontando il divorzio dal marito e che le tensioni la stanno agitando molto. Riconosce che anche sul lavoro fatica a mantenere un livello qualitativo sufficiente  sia dal punto di vista delle relazioni che delle prestazioni.
Maria mi dice di essersi sorpresa di non aver ipotizzato che potessero esserci delle altre ragioni, esterne alla relazione tra lei e l’amica, che potessero motivare quei comportamenti che certamente non erano abituali per Antonia. Si rimprovera per questo e si sente in colpa per non essere riuscita prima a compiere un passo verso l’amica.
A volte si fatica ad uscire da una visione egocentrica delle relazioni e a consentirsi uno sguardo più ampio che possa comprendere eventualmente altri scenari e a favorire la possibilità di mettersi nei panni dell’altro per cogliere diversi punti di vista. Un po’ come fanno i bambini, ci si ritrova ad interpretare le dinamiche relazionali e ciò che le caratterizza considerando solamente le proprie emozioni e percezioni ponendosi  al centro del rapporto  non cogliendo l’aspetto di reciprocità che invece meriterebbe di essere considerato. Credo sia stato prezioso per Maria accorgersi di tutto ciò, di averne potuto parlare e di essersi confrontata con qualcun altro su questi temi. Partire da delle piccole ma significative storie di ordinaria quotidianità può rivelarsi molto utile per indagare con spirito curioso le nostre reazioni, i nostri comportamenti e le emozioni che proviamo. Prendere coscienza delle nostre dinamiche è il primo passo per introdurre degli spazi di cambiamento e di arricchimento degli strumenti che possiamo avere per vivere con sempre maggiore serenità e completezza la relazione con noi stessi e con gli altri.
Federico Carniello, Psicologo e psicoterapeuta

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