Domenica 22: l'angelus del papa ricorda Myanmar, Perù, Camerun e l'Ucraina
Per tutti e quattro queste situazioni di conflitto invoca il dialogo come via per la pace
Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle!
Questa terza domenica del Tempo Ordinario è dedicata in modo speciale alla Parola di Dio. Riscopriamo con stupore il fatto che Dio ci parla, in particolare attraverso le Sacre Scritture. Leggiamole, studiamole, meditiamole, preghiamole. Ogni giorno leggiamo un brano della Bibbia, specialmente del Vangelo: lì Gesù ci parla, ci illumina, ci guida. E vi ricordo quello che ho detto altre volte: abbiate un piccolo Vangelo, un Vangelo tascabile, per portarlo nella borsa, sempre con noi; e quando c’è un momento durante la giornata, leggere qualcosa del Vangelo. È Gesù che ci accompagna. Un piccolo Vangelo tascabile, sempre con noi.
Oggi desidero formulare voti di pace e di ogni bene a tutti coloro che in Estremo Oriente e in varie parti del mondo celebrano il Capodanno Lunare. In questa gioiosa circostanza, tuttavia, non posso non esprimere la mia vicinanza spirituale a quanti attraversano momenti di prova causati dalla pandemia da coronavirus, nella speranza che le presenti difficoltà vengano presto superate. Infine, auspico che la gentilezza, la sensibilità, la solidarietà e l’armonia, che in questi giorni si sperimentano nelle famiglie tradizionalmente riunite, possano sempre permeare e caratterizzare i nostri rapporti, familiari e sociali, per poter vivere una vita serena e felice. Buon Anno!
Il mio pensiero, con dolore, va in particolare al Myanmar, dove è stata incendiata e distrutta la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione nel villaggio di Chan Thar, uno dei luoghi di culto più antichi e importanti del Paese. Sono vicino all’inerme popolazione civile, che in molte città è sottoposta a dura prova. Voglia Iddio che finisca presto questo conflitto e si apra un tempo nuovo di perdono, di amore e di pace. Preghiamo insieme la Madonna per il Myanmar. [“Ave Maria…”]
Inoltre, invito a pregare perché cessino gli atti di violenza in Perù. La violenza spegne la speranza di una giusta soluzione dei problemi. Incoraggio tutte le parti coinvolte a intraprendere la via del dialogo tra fratelli della stessa nazione, nel pieno rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto. Mi unisco ai Vescovi peruviani nel dire: ¡No a la violencia, venga de donde venga! ¡No más muertes! Ci sono peruviani in piazza!
Giungono dal Camerun segnali positivi, che fanno sperare in un progresso verso la risoluzione del conflitto delle regioni anglofone. Incoraggio tutte le parti firmatarie dell’Accordo a perseverare nella via del dialogo e della comprensione reciproca, perché solo nell’incontro si può progettare il futuro.
Rivolgo il mio saluto a tutti voi, venuti dall’Italia e da altri Paesi. Saluto i pellegrini di Spalato, Varsavia – ci sono tanti polacchi, vedo le bandiere – e Mérida-Badajoz (Spagna), come anche quelli di Ascoli Piceno, Montesilvano e Gela, il gruppo della Scuola “Angelo Custode” di Alessandria, quello della Gioventù Ardente Mariana di Roma e i membri dell’Associazione di Psicologia Cattolica.
In questi giorni, mentre preghiamo in particolare per la piena unità di tutti i cristiani, non dimentichiamo, per favore, di invocare la pace per la martoriata Ucraina: il Signore conforti e sostenga quel popolo che soffre tanto! Soffre tanto!
Auguro a tutti voi una buona domenica. Anche ai ragazzi dell’Immacolata. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.
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