La Parola del Papa
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Benedetto XVI la sua eredità

Ammesso che si possano sintetizzare in una sua comunicazione i messaggi che ci ha trasmesso nel suo molteplice magistero - libri, encicliche, omelie, conferenze, interventi dottrinali - penso che il nocciolo di tutto il suo dire si condensi nel ripetuto invito ai credenti: "Rimanete saldi nella Fede".

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Benedetto XVI la sua eredità

Siamo ancora immersi nell’emozione suscitata dall’annuncio della morte di Papa Benedetto; abbiamo ancora gli occhi pieni dello spettacolo delle folle che sono accorse nella basilica di San Pietro per rendere omaggio alle sue spoglie e per partecipare al suo funerale; risuonano alle nostre orecchie le testimonianze delle persone intervistate sulla sua scomparsa.
Dobbiamo confessarlo, forse non ci attendevamo tanta partecipazione della gente comune al di fuori degli addetti ai lavori, di quelli che per mestiere sono definiti i vaticanisti, sempre pronti a sviscerare i segreti veri o presunti custoditi nelle segrete stanze dei vertici della Chiesa cattolica.
E se proprio nella gente comune si fosse realizzato il detto Vox populi, Vox Dei, reso plasticamente percepibile dall’agitarsi sulla piazza gremita dello striscione Santo subito?
Qualsiasi fosse la risposta resta comunque da chiedersi quale eredità ci lascia Benedetto XVI, una volta superata la commozione innescata dalla sua dipartita, la sottolineatura della sua dolcezza di carattere, della sua timidezza, del suo profondo rispetto per le persone di qualsiasi estrazione sociale o religiosa.
Ammesso che si possano sintetizzare in una sua comunicazione i messaggi che ci ha trasmesso nel suo molteplice magistero - libri, encicliche, omelie, conferenze, interventi dottrinali - penso che il nocciolo di tutto il suo dire si condensi nel ripetuto invito ai credenti: "Rimanete saldi nella Fede". E’ ciò che ha espresso, ancora cardinale, pochi giorni prima della sua elezione a Papa, nel discorso tenuto a Subiaco nel monastero di Santa Scolastica, intervenendo sulla questione del riferimento a Dio nella Costituzione europea e quella della menzione delle radici cristiane dell’Europa "Nel dialogo, così necessario, tra laici e cattolici, noi cristiani dobbiamo stare molto attenti a restare fedeli a questa linea di fondo: a vivere una fede che proviene dal logos, dalla ragione creatrice, e che è perciò anche aperta a tutto ciò che è veramente razionale".
L’invito viene ripetuto all’università di Regensburg (Ratisbona) nel famoso e malamente interpretato discorso come un attacco all’Islam del 12 settembre 2006: "… le decisioni di fondo che, appunto, riguardano il rapporto della fede con la ricerca della ragione umana, queste decisioni di fondo fanno parte della fede stessa e ne sono gli sviluppi, conformi alla sua natura".
Infine, il 23 settembre 2011, prende la parola nell’ex-convento degli Agostiniani di Erfurt, dove Martin Lutero studiò e visse da monaco: "La domanda: Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? - questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero… si tratta del contesto del mondo secolarizzato, nel quale dobbiamo vivere e testimoniare oggi la nostra fede… Non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo"
Inevitabile, a questo punto, chiederci se saremo capaci di raccogliere l’eredità preziosa che Benedetto ci ha lasciato: "Imparare di nuovo a vivere la fede" .
*già Direttore de “Il Popolo

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