La notte di San Giovanni
Riti magici e credenze popolari
San Giovanni cade subito dopo il solstizio d’estate quando, secondo la tradizione, il sole e la luna si sposano, donando forza e vigore a tutte le creature. Si pensa che il santo faccia riaffiorare energie mitiche e divinatorie ed è per questo che quella che precede la ricorrenza è considerata la notte dell’impossibile dei prodigi e delle streghe. Non solo, si dice che porti con sè antichissime tradizioni e riti magici che ancora oggi si intrecciano, alimentando e rendendo più affascinante la cultura popolare.
La festa, di origine pagana, si celebra in molti posti d’Europa. Anche in Italia è radicata in alcune zone particolari. In Sardegna, ad esempio, e a Roma. Nella Capitale, secondo le tradizioni popolari, si credeva che le streghe si dessero appuntamento intorno alla Basilica di San Giovanni in Laterano per un grande Sabba in cui ogni anno ritornavano i fantasni di Erodiade e di Salomè, le donne che avevano chiesto la testa di Giovanni Battista.
Anche dalle nostre parti questa era una notte magica e paurosa di cui parla la ricerca di Ginzburg sui verbali dei processi dell’Inquisizione con imputati e testimoni, parlando degli indemoniati di Verzegnis, dei Beneandanti che ingaggiavano duelli notturni con le streghe che in questa notte si riunivano su un altopiano del Piancavallo. Si parla anche di filtri magici fatti con erbe raccolte di notte. Nelle credenze popolari nelle notti del solstizio d’estate, le più corte dell’anno, si scatenava il potere delle tenebre e riprendevano corpo gli spiriti del male dell’esoterismo medioevale.
La notte di San Giovanni in molti luoghi si accendono i falò. La tradizione vuole che si brucino le erbe e si salti sul fuoco per avere fortuna e si metta la cenere sui capelli per cacciare le tenebre e celebrare la luce e il bene, cancellando il malocchio. In molti luoghi però i falò sono stati sostituiti da fuochi artificiali.
Un’usanza molto diffusa è quella della raccolta delle erbe che, bagnate dalla rugiada di San Giovanni, si diceva avessero funzioni farmacologiche. Un proverbio dice: "La guassa de San Zuan guarisce ogni malan". Si riteneva anche che chiunque si bagnasse con la rugiada di questa magica notte si dotasse di una barriera per difendersi da ogni tipo di corruzione. Con l’utilizzo delle erbe si preparavano talismani con la convinzione che la congiunzione degli astri li caricassero di virtù magiche. Tra le erbe di san Giovanni usate come talismano possiamo ricordare l’iperico dai fiori gialli, da tenersi sul corpo tutta la notte per proteggersi dalle sventure e garantire sonni sereni e fuori delle porte per proteggere le famiglie. L’erba artemisia cacciava il malocchio. La ruta è usata per le proprietà curative e come scaccia diavoli data la sua forma di croce. La menta bagnata dalla rugiada è garanzia di lunga vita. La salvia protegge dalle creature malvagie. L’erba carlina contrastava il passaggio malefico della strega se inchiodata alla porta di casa, infatti costringeva la strega a contarne con esattezza tutti i cappellini. La lavanda riposta a mazzetti nei cassetti e negli armadi proteggeva la biancheria e, per estensione, tutta la famiglia. La felce donava capacità divinatorie e forza. Il ribes, i cui frutti rossi sono chiamati le bacche di San Giovanni, veniva usato per la preparazione di talismani e di filtri d’amore.
Con queste piante era possibile fare l’acqua di San Giovanni se raccolte nella notte fra il 23 e il 24 giugno e messe in un barile colmo di acqua lasciato fuori casa per tutta la notte. Aveva il potere di aumentare la bellezza, di preservare dalle malattie ma nello stesso tempo difendeva dal malocchio, dall’invidia, dalle fatture soprattutto se fatte contro i bambini.
Proverbi popolari raccontano che nella notte di san Giovanni "Tutto può accadere e a tutto si può rimediare". Il folclore associa a questo periodo dell’anno riti e superstizioni e la notte è conosciuta come "notte delle streghe". L a tradizione vuole, infatti, che in qusto particolare periodo astrale, le streghe si radunassero nei crocicchi delle strade per espletare i loro sortilegi dal momento che a loro volta erano favorite dalle potenzialità dell’acqua di san giovanni. La leggenda vuole anche che artemisia, la strega buona della Val Camonica, abitasse a San Giovanni in Marignano, luogo di stregonerie e superstizioni fin dal medioevo.
Queste tradizioni, il folclore, la superstizione popolare e l’ingegno di alcuni marignanesi hanno dato luogo nel 1988, alla "notte delle streghe", una delle più longeve e amate rievocazioni storiche della nostra Regione.
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