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8 marzo, un giorno per riflettere

Riflessioni sul significato oggi della festa delle donne. Una volta finanche un Vescovo si lasciò andare ad una battuta fuori luogo sul mondo femminile

8 marzo, un giorno per riflettere

Scrivo a te, Vale, e dietro il tuo volto, tanti altri volti di donna che conosco e stimo, a proposito di una frase che ha fatto il giro dei giornali il mese scorso. E poi si è spenta come tante altre frasi: la caducità delle parole! Se ne vanno le parole, ma non sempre se ne vanno le ferite che lasciano nel cuore. Soprattutto in cuori attenti e sensibili come il tuo.
La frase è di un Vescovo, non il nostro, che in un convegno sul tema "la verginità per il Regno", avrebbe detto: "In fondo chi si sposa rinuncia a due miliardi e mezzo di donne meno una, io invece a due miliardi e mezzo. La differenza è piccolissima.
Sei rimasta ferita. E io con te. Ti dirò che non sono d’accordo con il Vescovo.
Certo il tono era quello di chi sta scherzando. Ma l’argomento è delicato. E quando il tema è delicato, l’umorismo intelligente è raro. Anzi rarissimo. Di pochi.
Ma Sua Eccellenza scherzava o non scherzava?
Vorrei fare una premessa. E’ mio convincimento che più saremo invasi da parole - anche ecclesiastiche - parole scritte e parole parlate, più saremo chiamati a un non facile discernimento.
Potrà succedere qualche volta che un Vescovo scherzi. Scherzava o non scherzava? Era convinto non più di tanto?
Dovremo imparare l’arte di distinguere tra parole e parole, meno arresi dunque al primo significato, più maturi e più perspicaci. Fatta questa premessa, non posso tacere ciò che nelle parole del Vescovo mi ha ferito.
Mi ha ferito quell’argomentare per quantità, per numeri, come se la donna che tu ami, solo perché è una tra due miliardi e mezzo di donne fosse "poca cosa". L’esaltazione del numero, l’imbarbarirci sulla quantità non è forse ciò che impoveriamo noi stessi e a questa società, quando siamo lucidi?
Non ci insegna forse la Bibbia che Dio ama ciascuno di noi quasi fosse "unico" sulla terra e che basta uno solo di noi per "fargli perdere la testa"?
Certo, per gli uomini che fanno i conti, per gli uomini inariditi dai calcoli, novantanove pecore valgono più di una. E’ ovvio. Ma il Dio della Bibbia non va per la via dei calcoli e dei conti umani. Per fortuna. E’ un Dio folle, un pastore che lascia le novantanove pecore nel deserto, tanto gli fa tristezza l’unica che si è smarrita.
Mi sono sentito ferito - lo confesso - dalla logica del numero. Mi sono sentito ferito come cristiano, cui dovrebbe stare a cuore un’altra logica, quella del volto. I volti - se uno sa cosa sono - non sono assolutamente sovrapponibili: non è vero che due volti sono più di uno. Il tuo volto vale per me anche più di due miliardi e mezzo di altri volti, perché tu sei per me irripetibile. Nemmeno due miliardi e mezzo di volti farebbero il tuo volto.
Mi sono sentito con te per il tono delle parole del Vescovo, un tono che, poco attento, suona svilimento dell’amore tra un uomo e una donna, quasi che l’amore umano - dopo tutto - fosse "poca cosa".
Mi sono chiesto se noi, uomini di Chiesa, non dovremmo, proprio in forza della fedeltà alla Parola, predicare paradossalmente il contrario.
Se uno vale l’altro, se ne facciamo una questione di numeri, perché allora non lasciare una donna e poi un’altra, in una serie mai finita di prese e di abbandoni? Non dovremmo invece evocare ed esaltare il coraggio (e la fede!) degli innamorati, la sfida che li porta a dirsi: Tu sei la mia ricchezza. Tu solo. Tu. Tra due miliardi di donne, solo tu mi sei stata portata nel sonno da Dio, tu, fra due miliardi e mezzo di donne, non sei sostituibile.
Il mio cuore - anzi Dio stesso! - mi dà il coraggio di sceglierti tra mille, tra miliardi. E per questo sfido il futuro. E ti prendo, ti amerò per sempre.
Mi ferisce che, nella battuta scherzosa del Vescovo, la donna diventi, oltre che una questione di numeri, una questione di rinunce. Avrei preferito un Vescovo che mi dicesse: la donna è tanto, tutto è solo Dio! L’amore di una donna è tanto. Puoi rinunciarvi solo se sei innamorato di un Altro, solo se hai incontrato una ricchezza ancora più grande.
Se l’amore per una donna fosse "poca cosa" non avrebbero ragione coloro che, per vivere tranquilli, senza la fatica e la ricchezza del confronto con il diverso, scelgono di vivere da soli?
Oso pensare invece che abbia ragione Dio. Tu scusami, Paola, se per un momento oso attribuire i mei pensieri a Dio, ma oso pensare che Dio trovi più gioia di essere scelto da uno che guarda le donne, le ama e ne conosce la ricchezza, che da uno che le reputa "poca cosa". Che per il regno di Dio, perla di grande valore, uno vende anche il campo e tutti i suoi averi, questa sì è una notizia stupefacente. Che per il Regno di Dio tu lasci una cosa di poco conto, non avrebbe nulla di straordinario, sarebbe un’operazione di bassa normalità.
Ricordo che qualche anno fa, a un giornalista italiano che lo intervistava l’arcivescovo statunitense monsignor George Welkland confessò: "E’ vero, ho detto di essermi innamorato. Il celibato non ci trasforma in esseri asessuati - e dovrebbero capirlo preti, frati e suore - La sessualità è una componente della natura umana, dobbiamo viverla non di reprimerla. La vera castità vuol dire innamorarsi e proprio perché innamorati offrirsi completamente al Signore donandosi agli altri con tutta la mente e con tutto il cuore".
Orizzonti diversi. Secondo te, Vale, in quanto hanno detto i due Vescovi, dove senti il profumo del Vangelo?

Fonte: Redazione Online
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